MESSINA – Nel giro di poco più di un anno un altro femminicidio sconvolge il Messinese. Dopo l’atroce morte di Alessandra Musarra, uccisa nella sua abitazione il 7 marzo del 2019, a perdere la vita è stata una studentessa di 27 anni, Lorena Quaranta, strangolata a Furci Siculo dal fidanzato reo confesso, Antonio De Pace. Stavolta in lacrime c’è anche il paese di Favara, in provincia di Agrigento, che alcuni anni fa la giovane aveva lasciato per proseguire i suoi studi nella Città dello Stretto. Al Policlinico, dove era tirocinante, aveva conosciuto il 28enne che ieri, dopo l’omicidio, ha chiamato i carabinieri e ha poi tentato a sua volta di togliersi la vita. “Venite ho strangolato la mia compagna”, avrebbe detto ai militari.
Originario di Vibo Valentia e anche lui studente in Medicina, non ha ancora raccontato la verità su quello che è accaduto: durante l’interrogatorio si è contraddetto più volte, cambiando più volte versione. Le indagini proseguono, ma intanto la famiglia della ragazza è stata travolta da un incubo, dopo il quale nessuno potrà stringersi fisicamente al loro dolore. “Non riesco trovare le parole per dare conforto a questa famiglia – ha detto il sindaco di Favara, Anna Alba -. Il nostro paese è in lacrime lacrime, la nostra concittadina Lorena è scomparsa per un gesto vile, ignobile. Favara vive la tragedia nella tragedia, perché stiamo già vivendo il grande momento d’angoscia legato all’emergenza sanitaria del Coronavirus”.
Quella del paese è infatti una comunità che vorrebbe abbracciare i genitori e la sorella di Lorena, partecipare attivamente per dare forza alla famiglia. Ma in questo momento non è possibile. “Quando potremo – dicono alcuni amici della 27enne – ci uniremo per dare l’addio alla nostra adorata Lorena. Organizzeremo una fiaccolata per ricordare il suo amore per la vita, la sua bellezza, il suo sorriso, la sua passione per il lavoro”. Già, perché Lorena Quaranta voleva dedicare la sua vita agli altri e a luglio si sarebbe laureata con una tesi in Pediatria. Amava i bambini e tutto ciò legato a loro. E sognava una vita accanto ad un uomo che la amasse.
“Era il 2013 quando ti ho avuto in aula la prima volta – scrive in una lunga lettera un ex insegnante della ragazza -. Sono trascorsi poco più di 6 anni e, il prossimo luglio, ti saresti dovuta laureare diventando di fatto la dottoressa Lorena Quaranta. È difficile descriverti e parlare di te in questi termini Lorena, un’anima buia ha deciso di toglierti la vita in un momento che per tanto tempo hai sognato e inseguito. In questo giorno così triste, in cui non sarà neanche possibile assistere ai tuoi funerali, sono tanti i pensieri che passano dalla mente di chi ha incrociato la tua anima e il tuo splendore nella tua giovane vita. Sono orgoglioso di avere avuto un’allieva come te, persone come te elevano e migliorano coloro che hanno la fortuna di stargli attorno, peccato che questo aspetto sia sfuggito a chi avrebbe dovuto difenderti”.
“Sono molto triste nel pensare che non ci sarà la possibilità per i tuoi genitori e, da chi ti vuole bene, di vederti celebrare la tua festa di laurea – prosegue la lettera – così come non potranno sentire descrivere dalle tue parole, con un’emozione di gioia, il tuo primo intervento in sala operatoria, così come non ci sarà l’occasione di sapere che sei diventata mamma. Nessun genitore dovrebbe sapere che a sua figlia sia accaduta una cosa del genere. In questo mio stato di confusione e di profonda tristezza, posso solo rivolgere uno sguardo al cielo e chiedere qualcosa che va oltre alla nostra umana comprensione. Voglio solo immaginarti con il tuo camice bianco che ti prendi cura di altri angeli che come te hanno avuto la vita spezzata prematuramente”.
A stringersi al dolore dei familiari, anche il sindaco di Furci Siculo, Matteo Francilia, che ha proclamato il lutto cittadino nel giorno in cui la salma della ragazza sarà trasferita a Favara per la celebrizone del funerale: “Ieri mi sono subito recato sul posto, anche la nostra comunità è molto scossa – dice -. Il nostro paese è in prima linea nella lotta alla violenza contro le donne, è infatti presente un centro antiviolenza ormai attivo nel territorio da dieci anni. Lorena non aveva la residenza qui, ma è come se fosse stata una nostra concittadina. Non ci aspettavamo di dover vivere un’esperienza così straziante”.