Yuriko Nishihara si racconta: “Io sono come voi”

Yuriko Nishihara si racconta: “Io sono come voi”

L'incontro con la ballerina del Teatro Massimo che attraverso tanti sacrifici è riuscita a raggiungere il suo obiettivo: danzare
LA STORIA
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In un sabato un po’ più indaffarato del solito, decolliamo da una Palermo assordante, brulicante di turisti affascinati e studenti in viaggio d’ istruzione accecati dal sole, e atterriamo in una Tokyo scintillante, ospitata dall’intima atmosfera dell’elegante “Bistrò del Teatro Massimo”. Mentre un silenzio imbarazzante si posa sui nostri telefoni e taccuini stracolmi di domande, veniamo rapite dalla scoperta di una nuova storia, la storia di Yuriko Nishihara. 

Una figura minuta e delicata come una piuma, porta su una spalla un borsone così grande che la costringe quasi a piegarsi da un lato, con la stessa grinta che, abbiamo scoperto appena qualche minuto dopo, l’ha portata fino a Palermo.

Una storia in giro per il mondo

“Ho iniziato danza tardi, quantomeno rispetto a quando accade di solito. E, ad essere onesta, la danza non era neanche la mia prima scelta. Volevo studiare medicina e diventare un medico.” Si è brillantemente presentata la nostra protagonista. “Eppure, nonostante il mio desiderio fosse quello di studiare e ballare contemporaneamente, mi resi conto che si trattava di un sacrificio troppo grande. Fui così costretta a scegliere”. Il caso volle che qualche tempo dopo, grazie ad un’audizione per Ballet di Losanna, il destino di Yuriko fosse indirizzato verso quella che sarebbe poi diventata la sua carriera. “Nessuno credeva che io sarei passata, e sinceramente, nemmeno io. Il corso della vita ha scelto per me.”

“Per me un cappuccino freddo”, “io prendo un marocchino”, fummo interrotti dal trambusto di bicchieri e macchine del caffè. 

“Ho fatto così due anni a Losanna e dopo avrei dovuto trovare un lavoro, non volevo tornare in Giappone a mani vuote. Dopo aver ballato a Madrid, approdai finalmente in Italia, entrando in una compagnia privata di Roma”. Chiamatelo caso o fortuna, durante una tournée in giro per l’Italia, Yuriko si ritrovò a Palermo. Proprio in quel momento il Teatro Massimo aveva in programma le audizioni per il proprio corpo di ballo. Yuriko decise quindi di cogliere l’occasione. “In attesa di una risposta che sembrava non arrivare mai, mi iscrissi in Scienze archeologiche alla Sapienza di Roma, sperando di dar di nuovo spazio ai miei studi universitari. Stavo per abbandonare la danza.” Contro le sue aspettative, dopo appena un mese dall’inizio delle lezioni, la nostra ballerina ricevette la chiamata dal Teatro Massimo.

“Palermo mi ha scelta e io mi sono innamorata di lei, della sua atmosfera, del suo caloroso pubblico e del cibo ovviamente!” Racconta di essersi sentita accolta, parte di una famiglia. “Forse per la storia che ha avuto Palermo” dice la stessa Yuriko, il susseguirsi di dominazioni nel corso dei secoli ha permesso alla nostra Conca D’Oro di costruire una società multietnica, dalla visione cosmopolita. E grazie a questo incredibile modo di fare ‘palermitano’, che lei definisce “dalla mentalità aperta”, la nostra Nishihara si è finalmente sentita a casa.

La routine indaffarata di una ballerina 

Come nella sua cara Tokyo la vita di Yuriko era scandita dai ritmi dell’essere una studentessa-ballerina, anche qui nella sua nuova casa si è dovuta gradualmente abituare al cambiamento della sua routine. “Comincio la mia giornata alle 10, con una prima lezione che mi tiene impegnata fino alle 11:15. Tocca poi alle prove per lo spettacolo che terminano nel primo pomeriggio.” I ballerini del Teatro Massimo si allenano 6 giorni su 7, riservando al lunedì il loro giorno di riposo. Molti si dedicano allo yoga o al pilates, ma per lei il riposo ‘assoluto’ è parte integrante dell’allenamento stesso.

La vita sul palco

Amy Winehouse di sottofondo. Il caffè era ormai finito, ma Yuriko voleva continuare il suo racconto: lo leggevamo nei suoi occhi. “Quando sei sul palco senti tutti gli sguardi addosso, come una folata di vento, un’ondata di energia che ti investe e ti coglie di sorpresa. Sapete, come quando hai la strana sensazione che qualcuno ti stia fissando.” Pur temendo sempre il peggio, nel timore di cadere in scena o di dimenticare qualche passo davanti ad un pubblico così vasto, Yuriko fa affidamento sulla fisica e sulla matematica. “Siamo fatti di numeri, di leggi fisiche,” dice alla pitagorica, “allora mi tranquillizzo sapendo che non potrà accadere nulla di irreparabile.”

Ci sembra quindi che la danza sia matematica e precisa, proprio come afferma Yuriko, ma spesso e volentieri si associa questa definizione al classico piuttosto che al contemporaneo, apparentemente meno preciso. La cosa ci interessa molto, quindi le chiediamo in cosa differiscono i due stili tanto diversi. “La danza classica è la base di tutto, il principio, ma è molto tenuta, piena di rigide regole.” E, nonostante i personaggi fiabeschi tipici di questo stile la facciano “sentire principessa”, ci spiega come il contemporaneo sia “molto più wild”, perfetto per dar sfogo alle proprie emozioni. 

Una cassettiera di emozioni 

E così, grazie alla curiosità che ha fatto da fil rouge nella nostra avventura, poniamo a Yuriko un’ultima domanda: “Come riesci a dar vita ai vari personaggi che interpreti? Come si fa a trasmettere emozioni non vissute in prima persona?”

“Il più grande consiglio che do a tutte le ballerine che vogliono intraprendere questa strada è quello di coltivare altri interessi al di fuori della danza.” In questo modo, spiega Yuriko, si ha l’incredibile possibilità di poter cogliere dalla nostra quotidianità le diverse sfaccettature delle nostre emozioni. ” Io per esempio conservo tutte le mie emozioni, belle o brutte che siano, in un posto che porto sempre con me, e che chiamo ‘cassetto delle emozioni’.” Yuriko descrive quindi come sul palco riesca ad attingere dalle esperienze che ha vissuto, e come queste rappresentano gli elementi che la aiutano a interpretare e a raccontare al meglio la storia del suo personaggio.

Avere la possibilità di ascoltare la storia di Yuriko Nishihara, ballerina professionista del Teatro Massimo di Palermo da ormai sei anni, è stato un incredibile punto di riflessione. Yuriko è una ragazza forte, che porta i segni della sua storia addosso, con una forza d’animo immensa: è una ragazza che attraverso tanti sacrifici è riuscita a raggiungere l’obiettivo che il suo cuore domandava a gran voce: danzare.

Yuriko Nishihara è semplicemente una ragazza con una storia da raccontare, come tutti noi.

Articolo tratto da un’intervista, curato da Claudia D’Alù, Sofia Di Bennardo e Beatrice Introna, classe 3^A Cam 


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