CATANIA – Il boss ergastolano Maurizio Zuccaro torna in città, il tribunale del Riesame ha disposto il suo ricovero, per “motivi di salute”, nell’ospedale Ferrarotto.
L’ultimo omicidio che lo vede indagato, quello del confidente Luigi Ilardo, riuscirà a trattenerlo, nel carcere di Milano, ancora per poco: l’ordinanza del Riesame deve essere soltanto eseguita.
Zuccaro, cognato di Salvatore Santapaola, nonostante le condanne definitive per associazione mafiosa e l’ergastolo per l’omicidio di Massimo Giordano e Salvatore Vittorio, ha trascorso gran parte della pena ai domiciliari tra le comodità della propria casa o all’interno di rinomate cliniche catanesi. E su questo modo di “scontare” la pena, ci sono due scuole di pensiero: la prima comprende i racconti dei collaboratori di giustizia Salvatore Chiavetta e Angelo Mascali, secondo i quali “Zuccaro è solito accentuare la gravità delle sue condizioni di salute al fine di riacquistare la libertà”; la seconda invece comprende le istanze della difesa, quasi sempre accolte dal tribunale, secondo cui “Zuccaro -spiega a LivesiciliaCatania il legale Rapisarda- è incompatibile con la detenzione carceraria”.
Alle falde dell’Etna il boss ergastolano, secondo gli atti dell’operazione Dioniso, sarebbe riuscito a coniugare le cure per la “polineuropatia” di cui sarebbe affetto, con la guida della “famiglia” e la conduzione, attraverso prestanome, di imprese e cooperative che si sono aggiudicate gli appalti per la pulizia di numerose strutture sanitarie.
Ammesso ai domiciliari per “motivi di salute”, “dimostrava -si legge nell’ordinanza Dioniso- di voler riannodare le fila dell’organizzazione convocando, in violazione delle prescrizione impostegli, Alfio e Giuseppe Mirabile, al fine di coinvolgerli nei suoi propositi bellicosi verso i carcagnusi”. Oltre a creare i presupposti per una possibile guerra di mafia, il malato Zuccaro chiedeva la corresponsione, a titolo d’estorsione, anche di somme destinate al boss Ciccio La Rocca. I Mirabile, mentre Zuccaro si curava, discutevano dei proventi che -grazie a lui- sarebbero stati destinati a Vincenzo Santapaola, ma anche ad altri affiliati del gruppo: un vero e proprio stipendificio, tanto che Giuseppe Mirabile, riferendosi a Zuccaro, parla di “una lista, ha una lista, ha altre persone”.
Mentre i medici si alternavano in terapie e trasfusioni, a cavallo del 2003 il boss Ciccio La Rocca era preoccupato perché, all’interno di Cosa Nostra, Zuccaro sembrava più in forma che mai, tanto da pianificare una possibile alleanza tra il suo gruppo e quello di Vincenzo Santapaola.
Ma non basta, Zuccaro, nonostante la cagionevole salute, mentre scontava l’ergastolo, ovviamente ai domiciliari, è riuscito ad accumulare un patrimonio da 30milioni di euro gestendo discoteche, lidi, ristoranti, ma soprattutto appalti per la pulizia dei principali ospedali etnei e immobili di lusso. Un vero e proprio miracolo della mafia, ma anche della sanità.
Domanda: Zuccaro deve curarsi per forza a Catania? Perché non a Roma, per esempio? “Esiste una terapia consolidata negli anni -risponde il legale di Zuccaro a LivesiciliaCatania- che ha creato un percorso sanitario che non può essere interrotto, la decisione del Riesame lo conferma”.
Tutto è pronto: Zuccaro, dopo qualche settimana di assenza, sta tornando a Catania.