Il gruppo Riela, il killer e i politici | Pellegrino: "Ma io non c'entro" - Live Sicilia

Il gruppo Riela, il killer e i politici | Pellegrino: “Ma io non c’entro”

I signori dei trasporti di Catania. Sullo sfondo la mafia, i soldi. E - come in molte storie siciliane - spunta anche la politica. Ma Orazio Pellegrino, ex assessore provinciale di Catania, nega di essere stato accompagnatore di Rosario Riela.

Gli investigatori del reparto speciale della guardia di finanza hanno documentato un incontro, risalente al 2007 che ha visto in campo due colonnelli del Mpa e Rosario Riela, indagato per concorso in associazione mafiosa, fratello del ben più noto killer Francesco Riela, detenuto all’ergastolo. Da dietro le sbarre, secondo l’accusa sostenuta dal pm Antonino Fanara, Francesco Riela avrebbe gestito alcune imprese attraverso prestanome per riconquistare il Gruppo Riela, colosso dei trasporti confiscato per mafia nel 1999. Rosario Riela invece è accusato insieme all’altro fratello Filippo di concorso in associazione mafiosa. Il 12 ottobre del 2007 gli investigatori della guardia di finanza documentano un incontro avvenuto presso la sede di Italia Lavoro, società che gestisce, per conto dell’agenzia del Demanio, le assunzioni di personale nelle imprese confiscate.

In quell’occasione, Rosario Riela, avrebbe “ammesso pubblicamente – si legge nell’ordinanza di cui Livesicilia è venuta in possesso – che le aziende in questione erano ‘cosa sua’”. All’appuntamento, Rosario Riela, secondo quanto recita l’ordinanza firmata dal gip Giuliana Sammartino, “si reca accompagnato dal vice sindaco di Misterbianco, Franco Galasso, e dal consigliere provinciale Orazio Pellegrino”. Galasso, Mpa, era vicesindaco dell’autonomista Ninella Caruso, Orazio Pellegrino invece, oltre ad essere consigliere provinciale del Mpa, era assessore di Raffaele Lombardo alle politiche di valorizzazione dell’Etna.

Alla presenza dei due autonomisti, Rosario Riela avrebbe detto che il Gruppo Riela senza di lui era “una scatola vuota”. Del resto, stando agli atti della magistratura catanese, il Gruppo Riela, dopo la confisca per mafia, sarebbe stato sotto il controllo dei Riela, non solo grazie alla “connivenza o superficialità degli amministratori giudiziari succedutisi nel tempo”, ma anche grazie alla commistione di interessi con il consorzio Setra che sarebbe stato gestito attraverso prestanome sempre dai Riela.

Il consorzio Setra. Quando l’agenzia del Demanio tenta di vendere il gruppo Riela, c’è un solo acquirente che si fa avanti: è il consorzio Setra, nella qualità di “maggiore creditore de Riela Group e nella sostanza il fornitore del servizio offerto alla clientela”. Ma chi c’è dietro il consorzio Setra? Viene costituito nel 2005 ed ha come presidente Vincenzo Carelli, che contemporaneamente è consulente del Gruppo Riela sotto amministrazione giudiziaria.

Al suo interno, oltre alle ditte individuali di Giovanni Borzì, Salvatore Lombardo, Gianluca Vinci, c’è la New Style Log Srl, società che ha sede presso lo stesso stabilimento del gruppo Riela, rappresentata da Giuseppe Spina, figlio di Barbara Riela. Dentro al consorzio Setra cè anche la Cargo Service cooperativa rappresentata da Filippo Intelisano, figlio di Giuseppe detto “Pippu u niuru”, reggente della famiglia catanese di Cosa Nostra, che insieme a Francesco Riela avrebbe messo in atto una strategia per contrastare i Santapaola e favorire i Carcagnusi, famiglia collegata a Vito Vitale, uomo dei Corleonesi palermitani. Dall’intesa tra Intelisano e Riela nasce una guerra mafiosa che culmina con l’uccisione, per errore, di Giovanni Riela al posto del fratello Francesco.

Le anomalie. Tutti i clienti storici del gruppo Riela all’improvviso diventano clienti del consorzio Setra. Il consorzio Setra si era ingrandito perché era il principale fornitore del gruppo Riela in amministrazione giudiziaria. Si arriva al paradosso che lo Stato, amministratore del gruppo Riela confiscato per mafia, diventa debitore per circa 6 milioni di euro del consorzio Setra, controllato dai Riela. Addirittura, gli investigatori documentano che Rosario Riela si presenta in prima persona, senza essere titolare di qualifiche che lo consentissero, dall’amministratore giudiziario insieme a Vincenzo Carelli, per chiedere di prendere in locazione gli immobili confiscati.

Ma le anomalie non sono finite. Il gruppo Riela confiscato pagava con i soldi pubblici importi maggiorati per i trasporti eseguiti in subappalto dal consorzio Setra, riconducibile ai Riela. Lo Stato ha pagato come dipendenti del gruppo Riela confiscato, proprio i fratelli Riela. I dipendenti del gruppo Riela pagati dallo Stato potevano collegarsi, durante all’orario di lavoro, direttamente con i computer del consorzio controllato dai Riela e lavorare per loro. Lo Stato ha pagato gli autotreni del gruppo Riela per trasportare merce del consorzio Setra e non si trattava di qualche pacco: gli investigatori hanno calcolato che si trattava del 50% dei trasporti.

Tutti i nomi degli indagati. Francesco Riela è indagato con l’accusa di associazione mafiosa per avere “dopo la condanna per la condotta prevista dalla medesima norma, continuato a far parte dell’associazione criminale di tipo mafioso denominata Cosa Nostra catanese”. Rosario e Filippo Riela sono indagati di concorso in associazione mafiosa perchè “quali amministratori di fatto delle aziende operanti nel campo del trasporto merci su strada, concorrevano, pur senza esserne formalmente affiliati, nell’associazione mafiosa Cosa Nostra catanese, ricorrendo alla stessa per ampliare i profitti, per acquisire nuove fette di mercato, per ottenere protezione e per ottenere favorevoli mediazioni con i propri creditori, corrispondendo all’organizzazione mafiosa rilevanti somme di denaro per compensarne l’intervento…”.

Il principale capo d’accusa riguarda l’intestazione fittizia di beni aggravata dal favoreggiamento alla mafia e vede indagati Luigi, Rosario, Filippo e Francesco Riela, Vincenzo Carelli, Giovanni Costantino, Daniele Di Benedetto,Antonio Musumeci, Giovanni La Rosa, Giuseppe Spina, Filippo Intelisano, Giovanni Borzì, Salvatore Lombardo e Gianluca Vinci. La compagine avrebbe agito “al fine di eludere” le misure patrimoniali a carico di Francesco e Lorenzo Riela ai quali era stato confiscato il Gruppo Riela nel 1999. Luigi, Rosaio, Filippo e Francesco Riela avrebbero “costituito e di fatto amministrato” il consorzio Setra Service, formato dalle ditte individuali Giovanni Borzi, Gianluca Vinci, Salvatore Lombardo e dalla New Style Log Srl “fittiziamente” amministrata da Giuseppe Intelisano detto “Pippu u niuru”. Il consorzio Setra sarebbe stato amministrato per conto dei Riela da Vincenzo Carelli, Giovanni Costantino, Daniele Di Benedetto, Anonio Musumeci e Giovanni La Rosa.

La replica di Pellegrino
Orazio Pellegrino, ex assessore provinciale di Raffaele Lombardo, contattato da Livesicilia, nega di essere stato accompagnatore di Rosario Riela, come invece si legge nell’ordinanza dell’operazione Apate. “Sono arrivato con mezz’ora di ritardo – dice Pellegrino a Livesicilia – ero stato invitato nella qualità di assessore provinciale e perché sono originario di Misterbianco, sede della Riela”. Il luogo dell’unica riunione che sarebbe avvenuta, secondo quanto sostiene Pellegrino, per discutere delle assunzioni Riela, sarebbe diverso da quello indicato dagli investigatori. Secondo la ricostruzione dell’ordinanza Apate, la riunione sarebbe avvenuta presso l’agenzia del Demanio, secondo Pellegrino, invece, presso la sede del Comune di Catania.

Domanda: come mai il comune di Catania si occupava della crisi occupazionale di una ditta che aveva sede a Misterbianco? “Posso dirvi – risponde Pellegrino- che la riunione di cui ho memoria era stata organizzata dall’onorevole Lino Leanza che coordinava la task force lavoro del comune di Catania, eravamo presenti circa in 15, poi io me ne sono andato”. Pellegrino, essendo originario di Misterbianco, comunica a Livesicilia di “non avere mai avuto rapporti con Riela e di non averlo incontrato in privato”. Al momento, è doveroso precisare che Orazio Pellegrino non risulta tra gli indagati e che la Procura di Catania non lo ha convocato per essere sentito.

 


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