Gli effetti spettacolari | del Partito democratico - Live Sicilia

Gli effetti spettacolari | del Partito democratico

Le ultime piroette dei democratici sula mozione di sfiducia al presidente della regione lasciano senza fiato e senza parole. Una storia fatta di riunioni, assemblee, vertici, divisioni, ricongiungimenti, decisioni, marce indietro, accelerazioni.

Ce ne ricorderemo di questo partito. Pensiamo, soprattutto, se ne ricorderanno gli elettori alle elezioni. Le ultime piroette dei democratici sula mozione di sfiducia al presidente della regione lasciano senza fiato e senza parole. E’ anche difficile raccontare questa storia. Fatta di riunioni, assemblee, vertici, divisioni, ricongiungimenti, decisioni, marce indietro, accelerazioni. Ora ci attende un’altra direzione regionale. Sentiremo il nuovo verbo. Intanto, c’è già abbastanza carne al fuoco per scrivere un manuale di cosa non fare se non volete condannarvi, senza possibilità di errore, al suicidio politico. Vi siete mai imbattuti in una formazione politica che intende presentare una mozione di sfiducia a una settimana dalle dimissioni, annunciate con largo anticipo, dello sfiduciando? E avete per caso annoverato nella vostra casistica un partito che chiede sia le dimissioni che la data del voto e, avendole ottenute entrambi, si avventura a sbattere lo stesso sul tavolo una mozione di sfiducia? E fa parte del vostro campionario una delegazione parlamentare che riceve un chiaro mandato dal partito di mettere all’ordine del giorno la mozione di sfiducia e decide di fare all’incontrario?

Avete mai visto una compagine partitica che intende discutere nello stesso identico giorno le dimissioni, più volte confermate, di un presidente della regione e la mozione che potrebbe mandarlo a casa? Credo che, quest’ultimo, sia un caso più unico che raro nelle democrazie parlamentari. Un evento di portata planetaria, se si fosse realizzato. Altro che particella di dio. E’ vero che siamo particolari e speciali, ma tutta questa casistica sa più di operetta che di politica.

Ad ogni modo, se sino ad oggi, la risposta agli interrogativi precedenti era no, il partito democratico siciliano, che non ci fa mancare niente, ci ha dato la possibilità di riempire con un deciso sì pure queste caselle. Dopo di che, in questa legislatura regionale che volge al termine, i democratici hanno sfoderato un campionario pressocchè completo di tutto. Ma non m’impiccherei a quest’ultima certezza. Da qui alle elezioni, sia ben chiaro, i bersaniani siculi potrebbero infatti ancora stupirci con altri effetti spettacolari, tali da far impallidire pure le imprese della nazionale agli europei. Sino ad oggi, e siamo, teoricamente, a meno di centoventi giorni dalle elezioni regionali, non hanno minimamente un’idea unitaria della coalizione con la quale si presenteranno alle urne, non dispongono di un programma comune di cose da fare per i siciliani e la Sicilia e sono ben lontani dall’aver individuato il candidato alla presidenza che appoggeranno.

Dopo gli ultimi due anni, nei quali hanno impartito ai miscredenti, urbi et orbi, il credo riformista della concretezza che guardava lontano e veniva da ancora più lontano, non c’è male. E, quando spunta qualche autocandidatura, che ormai vanno di moda come le zeppe per le donne, molto eccentricamente, anziché dal popolo e dalla società, la vediamo sorgere dai social network. La cui pratica, come sappiamo, è l’occupazione principale del popolo siciliano. Tutti smanettoni, giorno e notte, perduti a cliccare mi piace, condividi, commenta. Se non ci fosse da piangere, potremmo metterci a ridere.

Ma credo che, visto il duro frangente economico e sociale vissuto dagli isolani, ci sia poca voglia di prenderla in burla e farsi una bella risata. In realtà, l’unico sport in cui, sembra, siano impegnati diuturnamente i democratici è quello di decidere chi dall’Assemblea Regionale passerà agli scranni parlamentari romani e chi, da Roma, tornerà all’ovile siciliano di Palazzo dei Normanni. Così continuando, da tutto questo lavorio, solo un vantaggio potrebbero trarne. In una delle prossime assemblee regionali di partito, quelle dove si discute tanto per non decidere niente, visto che dal giorno dopo ciascuno si tiene ben stretto il suo pezzo di PD, potrebbero entrare tutti in una sala. Compresi gli elettori.


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