CATANIA – La prima audizione della vittima sotto shock, in ospedale. La telefonata disperata del suo fidanzatino terrorizzato, che chiedeva aiuto ai carabinieri. E poi le prime fasi delle indagini, conclusesi con l’individuazione e il riconoscimento dei componenti del branco, nella caserma dei carabinieri.
Sono alcuni momenti dell’interrogatorio di un ufficiale dei carabinieri, che ha condotto personalmente le prime fasi dell’indagine sullo stupro di gruppo di una 13enne nei bagni della Villa Bellini a Catania, il 30 gennaio 2025, per opera di un branco composto da 7 giovani, due dei quali minorenni.
Il processo
Da quel riconoscimento è passato un anno. Il Maggiore ha deposto al processo a carico di 4 maggiorenni egiziani, dinanzi alla seconda sezione penale collegiale del Tribunale di Catania, presieduta dal giudice Cristina Scalia. Il quinto adulto alla sbarra ha scelto il rito abbreviato.
L’ufficiale è accorso per primo all’ospedale Cannizzaro dalla ragazzina vittima di violenza. Dopo l’esame del pm Anna Tranchillo, l’ufficiale dell’Arma ha risposto già anche alle domande dei difensori degli imputati. Un’udienza piuttosto movimentata, contrassegnata da varie obiezioni delle parti.
Le prima fasi dell’inchiesta
Il teste ha riferito delle fasi iniziali dell’indagine che, poi, hanno portato all’identificazione del gruppo di violentatori. Poi si è discusso della richiesta di far acquisire agli atti la trascrizione della telefonata del fidanzatino ai carabinieri. Il ragazzo, parte civile a sua volta, è assistito dall’avvocato Eleonora Baratta.
Assieme a lui, la legale, ha ottenuto giorni fa un riconoscimento dall’Ufficio di Presidenza del Comune di Catania all’anniversario del grave fatto, per il comportamento tenuto per dar luce e giustizia alla triste vicenda.
La telefonata drammatica
Il ragazzo lo ha anche raccontato personalmente, accompagnato sempre dalla sua avvocata. E lo ha fatto anche parlando con i cronisti, per lanciare un messaggio di sensibilizzazione allo scopo di evitare che in futuro possano ripetersi episodi del genere.
Nella telefonata, il ragazzo disperato chiedeva soccorso. La chiamata è stata giá trascritta e messa a disposizione dalla Procura e potrebbe fare ingresso nel fascicolo processuale col consenso delle parti.
La prossima udienza
Dopo l’audizione del Maggiore, l’udienza è stata rinviata al prossimo 1 aprile. L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri e coordinata dalla Procura, diretta dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dalla sostituta Trinchillo, quest’ultima sempre presente in aula. Inquirenti che sono riusciti ad arrestare immediatamente i presunti componenti del branco.
La ragazza e la sua famiglia sono parte civile, assistiti dall’avvocato Cecilia Puglisi, il fidanzatino come detto dall’avvocato Baratta. Presente il comune con l’avvocato Marco Anastasi e altre associazioni. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Alfonso Abate, Salvatore Cipriani, Emiliano Cinquerrui, tutti detenuti. L’avvocato Salvatore Ganci difende d’ufficio l’imputato che si trova agli arresti domiciliari.