“Pronti a votare un Udc |alla presidenza dell'Ars” - Live Sicilia

“Pronti a votare un Udc |alla presidenza dell’Ars”

Il leader del Cantiere Popolare, lancia i nomi di Dina e Ardizzone, analizza il risultato elettorale e invita Crocetta al confronto sui temi concreti. Il futuro è col Pdl? “Io dico Alfano e non il Pdl. Se Alfano dimostrerà di andare oltre il partito, siamo interessati a costruire un'area che arrivi anche all'Udc”

Intervista a Saverio Romano
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5 min di lettura

Saverio Romano

Onorevole Saverio Romano, partiamo dal risultato del Cantiere Popolare. È quello che vi aspettavate?
“E’ un risultato che ci aspettavamo perché eravamo consapevoli del lavoro che avevamo fatto e di una condivisione di un percorso politico fatto con militanti e dirigenti sul territorio. Sarebbe stato più rotondo se non avessimo avuto defaillance dell’ultima ora come quella del nostro coordinatore provinciale di Enna, eletta con Grande Sud. L’esempio potrebbe essere anche quello di Nino Dina, un anno fa nostro segretario regionale. È una critica che mi carico sulle spalle. Ad ogni modo, avere ottenuto oltre 113 mila voti, è un risultato grandemente soddisfacente”.

Un buon risultato che non è bastato a far vincere il vostro candidato Nello Musumeci.
“C’è stata una forte contrazione del voto verso il Pdl e per la verità anche il mancato boom della Lista Musumeci, che non ha avuto il risultato che ci aspettavamo, soprattutto a Catania”.

Cosa non ha funzionato?
“Musumeci lo abbiamo sostenuto lealmente e con convinzione. È stato penalizzato dal voto di trascinamento. Molti elettori che votavano Udc inconsapevolmente votavano Crocetta”.

Come si spiega il risultato negativo dei vostri alleati del Pdl?
“E’ il risultato di un mese di bombardamento, dal Lazio di Fiorito alla Lombardia, a cui si sono aggiunte le polemiche interne: tutto questo non ha favorito una classe dirigente siciliana che si è impegnata come non mai. Mentre da Roma cadevano granate, e qualcuno in Sicilia stava a braccia conserte, Alfano si è sbracciato con umiltà, in trincea. L’ho apprezzato moltissimo. Meno ho apprezzato qualche ex ministro, che ormai rappresenta soltanto quello che fu”.

Vi siete presi anche qualche dispiacere, però, con big rimasti fuori dall’Aula come Rudy Maira e Innocenzo Leontini.
“Maira a Caltanissetta ha fatto l’otto per cento, di gran lunga sopra la media regionale. Anche Leontini ha fatto un grande risultato a Ragusa. Sono stati penalizzati dal sistema elettorale. Lo sapevamo in partenza che c’era questo rischio, anche per questo sono stati tutti encomiabili e non finirò mai di ringraziarli”.

Abbiamo letto che Cuffaro dice che i suoi amici sono sparsi di qua e di là. Ma, insomma,siete ancora voi i “cuffariani” o no?
“Io sono stato e sono tuttora amico di Cuffaro. Purtroppo l’eredità di Cuffaro si è persa in mille rivoli. Dina e Firetto nell’Udc, Luisa Lantieri ed Edi Tamaio in Grande Sud, tutti amici di Cuffaro. Il mio rammarico è che questo elettorato si sia disperso. Certo, se avessero seguito me, il mio non sarebbe un partito del sei per cento. Io dico che gli amici di Cuffaro, tutti, sono una classe dirigente che si è formata in ppolitica, che non dovrebbe avere timore di questo collegamento. Per la semplice ragione che Cuffaro, che è in carcere per motivi non legati alla sua amministrazione, è stato uno dei presidenti migliori, ha governato meglio del presidente che ci ha lasciato ed è rimpianto da molti in Sicilia”.

Però il motivo per cui Cuffaro si trova dov’è oggi resta, e certo non si può dimenticarlo, non trova?
“Certo che resta. Ma se la mia valutazione fosse isolata non ci sarebbe la coda di parlamentari che lo vanno a trovare e le centinaia di lettere che gli arrivano”.

Anche Casini ha detto di non rinnegare la sua amicizia con Cuffaro.
“Ha fatto bene a dirlo”.

Andiamo a questa nuova Ars senza maggioranza. Quale strada deve percorrere Crocetta secondo lei?
“Crocetta è stato eletto con il 14 per cento dei voti degli elettori siciliani. Con grande senso di responsabilità deve preoccuparsi non di esercitazioni manichee ma dell’opera di coinvolgimento in un governo che non sarà facile. Noi lo possiamo aiutare indirettamente, esercitando il nostro ruolo con senso di responsabilità. A partire dalla scelta del presidente dell’Assemblea”.

Chi vedrebbe su quella poltrona?
“Parto dal dato che le elezioni le hanno vinte il Pd e l’Udc. E poiché il Pd indica il presidente della Regione, è giusto che sia l’altro partner a indicare il presidente dell’Assemblea. Io sono pronto a sostenere una candidatura dell’Udc, perché in quel partito ci sono uomini che hanno esperienza parlamentare e capacità: ne cito due, gli onorevoli Ardizzone e Dina. È una mia idea, ma potrei palare ai miei alleati per sostenerla. Voglio precisare che non ne ho parlato con l’Udc, anzi approfitto di questa intervista per fare gli auguri agli amici dell’Udc per il bel risultato elettorale”.

Insomma, lei pensa a un’Ars in cui prevale un clima di collaborazione e si trovano intese larghe su singoli provvedimenti. Quali?
“Ne dico tre. Il primo riguarda il rigore di bilancio. E deve essere il primo atto che l’Assemblea pone in essere, cioè la rivisitazione della struttura regionale con una nuova pianta organica che mandi in esaurimento le figure in surplus. Poi bisogna andare a ricontrattare a Bruxelles la scadenza per l’impegno delle risorse comunitarie che il governo non ha speso. E infine, guardando alle piccole e medie imprese e alle famiglie siciliane, devastate dalla crisi, chiediamo misure a sostegno delle politiche familiari”.

E pensa che tutto questo si farà?
“A me sembra che Crocetta sia partito col piede sbagliato, dividendo in mafiosi e antimafiosi quelli che hanno votato per lui e gli altri. Mi sembra il modo migliore per non andare avanti”.

Il vostro futuro è ancora accanto al Pdl?
“Io dico Alfano e non il Pdl. Se Alfano dimostrerà di andare oltre il Pdl, allora quella è una prospettiva politica che sta nel nostro nome, perché è il momento di creare una struttura che sia uguale a quella che sta in Europa, dove esiste una famiglia Popolare e una Socialista”.

Quando parla di una sezione italiana del Ppe ci vede dentro anche i vostri ex amici dell’Udc?
“Noi non abbiamo nessuna preclusione. Anzi , il tema della nostra scissione era squisitamente politico. E sembra riguardare due milioni di anni fa, per certi versi. Però l’alleanza bislacca che l’Udc ha fatto in Sicilia col Pd rallenta l’ipotesi di un rassemblement popolare. Mi faccia aggiungere una cosa, che non c’entra”.

Prego.
“Riguarda Nino Dina. Mi dispiace che da sinistra continuino ad attaccarlo. Mi dispiace perché è una persona perbene, mai sfiorato da alcunché, e mi dispiace che nell’Udc non ne abbiano preso le difese come avrebbero dovuto. Ha tutta la mia solidarietà”.

 

 


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