CATANIA – Oggi, qualunque sia la decisione del Gup, si chiude un capitolo dell’inchiesta giudiziaria sulla progettazione della nuova darsena commerciale del porto di Catania. Il Giudice Fabio Di Giacomo Barbagallo dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio dei cinque professionisti finiti nel mirino della procura di Catania. Per Franco Persio Boschetto, Giuseppe Marfoli e Cristina Maria Pedri, Riccardo Acernese e Pietro Viviano le accuse a vario titolo sono di falso e di violazioni delle norme in materia ambientale (abuso edilizio). L’udienza preliminare di oggi si è aperta con la richiesta di costituzione di parte civile di diverse associazioni. Il Gup ha ammesso la costituzione del Codacons, rappresentato dall’avvocato Isabella Altana, del Comitato Porto del Sole, assistito dall’avvocato Goffredo D’Antona, dall’Associazione Prolegis, ConsItalia, la Federazione Armatori di Sicilia e l’Associazione Pescatori Marittimi Professionali, assistiti dall’avvocato Francesco Silluzio.
Ha sorpreso non poco la richiesta formulata del pm Massimiliano Rossi che ha chiesto al Gup di non procedere per “avvenuta prescrizione” per il reato di falso. I fatti contestati risalgono al 2009 e il reato si prescrive in sette anni e sei mesi. Per le violazioni ambientali il pm ha chiesto la restituzione degli atti alla Procura in quanto si tratta di reati in cui è prevista la citazione diretta degli imputati. Tutti gli avvocati delle parti civili hanno chiesto il rinvio a giudizio degli imputati. E inoltre c’è chi ha evidenziato che la restituzione degli atti sarebbe un “provvedimento abnorme”. I difensori hanno chiesto al Gup una sentenza di proscioglimento per tutti gli imputati. Il Giudice si è riservato di decidere nelle prossime ore. Il dispositivo è atteso tra stasera e domani mattina.
Gli accertamenti della magistratura hanno riguardato la paventata omissione nello studio di impatto ambientale della presenza del corso del fiume Acquicella a ridosso della struttura da realizzare. L’indagine fu avviata dal pm Angelo Busacca a seguito di un esposto depositato al Palazzo di Giustizia nel 2012 da CittàInsieme, Comitato Cittadino “Porto del Sole”, Forum Nazionale “Salviamo il Paesaggio” sezione di Catania, Coordinamento provinciale catanese di Libera, Associazioni, Nomi e numeri contro le mafie, LIPU Catania, WWF OA Sicilia Nord Orientale.
Per la Procura i tecnici romani, Boschetto, Marfoli e Pedri, “quali redattori dello studio di impatto ambientale relativo ai lavori di costruzione della nuova darsena del porto di Catania” avrebbero omesso di indicare nello studio che nei pressi della struttura da realizzare vi era la presenza del corso e della foce del torrente Acquicella, zona che è sottoposta a vincoli ambientali. Sarebbero stati inoltre alterati le rappresentazioni grafiche del torrente nelle plaminetrie e questo avrebbe indotto in errore i funzionari pubblici che dovevano autorizzare i lavori. I tre professionisti insieme ad Acernese (legale rappresentante delle ditta esecutrice dei lavori, Tecnis spa) e Viviano (direttore dei lavori per conto dell’ente appaltante) sono accusati di avere realizzato in una zona sottoposta a vincoli paesaggistici e ambientali il muro di contenimento frangiflutti della nuova darsena commerciale.
La magistratura nella richiesta di rinvio a giudizio aveva indicato come parti offese il Comune di Catania e il Ministero dell’Ambiente. Ma in fase di udienza preliminare non è arrivata da parte dell’amministrazione comunale alcune istanza di costituzione di parte civile nel procedimento. Così come solo una delle associazioni che all’epoca ha firmato l’esposto ha deciso di divertare attore attivo nel procedimento penale.