Francesco raccontava se stesso | La sua eredità in un'intervista - Live Sicilia

Francesco raccontava se stesso | La sua eredità in un’intervista

Il 10 gennaio saranno due anni che Francesco Foresta, fondatore di LiveSicilia, non c'è più. Un colloquio con Gery Palazzotto lo ricorda così.

Francesco Foresta, il fondatore di LiveSicilia, non c’è più da due anni. Il 10 gennaio si celebrerà l’anniversario della sua prematura scomparsa. Abbiamo scelto di celebrarlo (QUI le altre iniziative) anche con un ricordo speciale. Una video-intervista in cui Gery Palazzotto, l’amico di una vita, lo interroga su progetti, sogni e realtà. Questa è la sua introduzione.

È il novembre del 2010. Sei anni fa, ma sembrano sessanta. Io e Francesco ci ritroviamo l’uno accanto all’altro, e non sarebbe una novità dopo vent’anni di lavoro insieme. Siamo stati biondini insieme, abbiamo fatto gli esami professionali insieme, siamo stati assunti nello stesso giorno. Abbiamo persino condiviso lo stesso ruolo al Giornale di Sicilia: viceredattore capo. Roba da scannarsi, due galli in un pollaio, un fumantino contro l’altro, insomma quelle cose là… E invece no. Mai un dissidio: dieci telefonate al giorno, feste comandate assieme, errori condivisi, inscalfibile mutuo soccorso. Nel 2008 ci siamo dimessi dal Gds, insieme naturalmente, e abbiamo deciso di nuotare in mare aperto, stavolta ognuno per conto proprio.

In quel novembre del 2010 siamo di nuovo l’uno accanto all’altro, ma stavolta c’è la telecamera del blog diPalermo davanti a noi. L’intervista è una chiacchierata tra vecchi amici che hanno imparato a guardare i naufragi della vita solo per poterne ridere la sera, davanti a un buon bicchiere di vino. Francesco parla a ruota libera, snocciola nomi e cognomi, fotografa un momento che in quanto momento non è più. Prende sin dall’inizio il governo del dialogo, parla al plurale, per me e per lui. Si libera di qualche sassolino e mi libera dalla responsabilità di essere intervistatore.

Siamo soltanto noi, Ciccio e Gery. Quelli degli scherzi telefonici, delle cene a mezzanotte, dei casini con le donne. Quelli di dieci ore al giorno di lavoro (escluso il pisolino pomeridiano dietro la scrivania) per vent’anni di fila. Ora nell’avvicinarsi del secondo anniversario della sua morte l’unica cosa che potevamo fare era ridare la parola a Francesco, ridargliela con la forza del suo amorevole cinismo. Sei anni fa, ma sembrano sessanta. L’intervista ve la proponiamo in forma integrale: si parla di persone e circostanze talvolta superate, ma non ce la siamo sentiti di emendarla. Non si corregge la memoria. Mai. Per questo nelle sue parole non cercate il dettaglio, altrimenti troverete polvere. Cercate la forza dell’illuminazione, la luce della genialità. E troverete oro.

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