La crisi arriva anche al Gonzaga |Scattano i licenziamenti a scuola - Live Sicilia

La crisi arriva anche al Gonzaga |Scattano i licenziamenti a scuola

La protesta di alcuni lavoratori del Gonzaga davanti all'istituto

L'istituto esternalizza i servizi: 30 esuberi. Protesta dei dipendenti. Lettera al Papa.

PALERMO - L'istituto dei gesuiti
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PALERMO – La crisi si fa sentire anche nel salotto buono della città, in una vera e propria istituzione palermitana come il Gonzaga. La scuola dei gesuiti, infatti, è teatro in questi giorni di una vertenza occupazionale figlia di una riduzione del numero degli iscritti. È stato un rientro dalle vacanze natalizie a dir poco traumatico per i trentuno dipendenti, tra assistenti all’infanzia, operai, portieri e bidelli, dell’Istituto Gonzaga di Palermo. Undici di loro da oggi sono in sciopero permanente davanti ai cancelli del complesso per protesta e insieme per informare i genitori degli alunni dell’accaduto: sono stati licenziati, non saranno più loro ad occuparsi dei loro figli.

La storica e rinomata scuola guidata dai gesuiti, a causa di un calo delle iscrizioni, dall’anno scorso si è lanciata in una operazione di ristrutturazione e rilancio aziendale le cui conseguenze si sono fatte sentire sul personale tra riduzioni degli stipendi prima e licenziamenti e ricollocazioni dopo. Diversa la sorte degli insegnati, non coinvolti nel processo di esternalizzazione.

“Siamo stati colti tutti di sorpresa, le informazioni non sono mai state chiare – racconta Gabriele Albanese ex dipendente e rappresentante sindacale della Flc Cigl – prima delle vacanze la dirigenza ci parlava di una riduzione dello stipendio del 34% a causa di una grossa crisi, anche se in realtà lo scorso settembre il numero degli alunni era risalito, parliamo di circa 970 iscritti. Ormai non possiamo fare a meno di pensare che lo scopo era il licenziamento sin dal principio – attacca il sindacalista – L’unica alternativa che ci hanno dato è stata quella di essere assunti dalla cooperativa che collaborerà con l’istituto. Eventualità che, se avessimo preso in considerazione, avrebbe azzerato anzianità e tutto quello che avevamo accumulato in questi anni”.

Il gruppo dei lavoratori nel corso di una riunione lo scorso 5 gennaio quindi si è spaccato: 20 di loro hanno accettato di firmare la lettera di licenziamento e confluire nella cooperativa. Gli altri si sono già rivolti ad un avvocato e cercheranno di impugnare il provvedimento. “Non c’è stato nessun rispetto per i dipendenti che lavorano per questa scuola da tantissimi anni – attaccato il rappresentante sindacale – Le comunicazioni sono arrivate in maniera frammentata e non rispettando nessuna procedura – precisa Albanese -. Ad alcuni la notizia è arrivata con lettere consegnate a mano, ad alcuni tramite posta ordinaria, ad altri ancora, addirittura, non è nemmeno arrivata. Una mia collega, per esempio, si è presentata stamattina regolarmente a lavoro, ignara di tutto, ed è stata messa alla porta, è stato il portiere a comunicare il licenziamento”.

Ma il transito di questo personale non docente alla cooperativa con un’esternalizzazione è solo l’ultimo passaggio di una crisi che va avanti da un pezzo, racconta Franca Giannola, segretario della Flc Cgil di Palermo: “Discutiamo col Cei da anni. Ci sono stati confronti, i lavoratori avevano già accettato riduzioni del salario, trattiamo da un anno e mezzo. Ora si è arrivati a questo punto”.

Il gruppo degli undici rimasti fuori sembra agguerrito e disposto a tutto pur di non perdere il loro posto di lavoro: già pronta una lettera da mandare a Papa Francesco, verranno chiamati e mobilitati parroci e comunità ecclesiastiche di tutta la città, qualcuno minaccia anche di cominciare uno sciopero della fame: “Siamo disperati – ha concluso Albanese – faremo di tutto per tenerci il nostro lavoro. Perché hanno da poco speso più di 3 milioni di euro per abbellire e ingrandire l’istituto e poi a noi dicono che non hanno più soldi?”.

“Siamo stati licenziati in trentuno, in nome di un interesse di alcuni privati ai quali sono state consegnate ‘le chiavi’ di tutto in nome di una promessa di riuscire a risollevare le sorti dei collegi in difficoltà”, è uno dei passaggi della lettera a Bergoglio, che è un gesuita: “Come può la Compagnia prestarsi ad essere strumento del cieco capitalismo?”, chiedono i lavoratori firmatari dell’appello.

L’istituto ha diffuso un comunicato illustrando l’impegno per il rilancio della scuola, che è passato dall’invio “di ulteriore personale gesuitico” e da un “consistente investimento economico”. L’Istituto sottolinea “la sensibile riduzione del numero degli alunni avvenuta nell’ultimo decennio” e “l’uscita delle Ancelle del Sacro Cuore dall’associazione Cei con conseguente riduzione degli spazi adibiti ad attività scolastica”, che hanno generato gli esuberi in questione. Il comunicato della scuola illustra le due proposte d’accordo avanzate dall’istituto (esternalizzazione o passaggio a part time e prepensionamenti) e riferendo della “unilaterale decisione” dei sindacati di non accettarle, dice di essersi trovato “obbligato” a procedere al licenziamento collettivo del personale Ata.

Da quasi cento anni il Gonzaga è un pezzo di storia di Palermo. La scuola dei gesuiti ha avuto tanti allievi eccellenti, divenuti politici, magistrati, giornalisti, imprenditori. Tra gli ex “gonzaghini” illustri il sindaco Leoluca Orlando, lo storico patriarca della Confindustria siciliana Mimì La Cavera, i manager Antonello Perricone, Massimo Capuano e Gaetano Miccichè, i magistrati Alfonso Giordano e Nino Di Matteo. E ancora, tanti rampolli delle storiche famiglie nobiliari e dell’imprenditoria palermitana. L’istituto è stato un punto di riferimento per la “Palermo bene”, insomma, che alla fine degli anni ’90 si è fuso con le Ancelle, scuola femminile, in un’unica realtà, il Cei, Centro educativo ignaziano. Ora, con la separazione dalle Ancelle, è tornato a chiamarsi Gonzaga e alle prese con una ristrutturazione che lo stesso istituto definisce “una grande sfida per la salvaguardia di una istituzione educativa da sempre parte integrante del patrimonio sociale e culturale della città di Palermo”.

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