Contro le parole sulla razza | solo turpiloquio e fake news - Live Sicilia

Contro le parole sulla razza | solo turpiloquio e fake news

La frase di Fontana e lo scalpore sui media.

LEZIONE DI GRECO
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2 min di lettura

La frase di Attilio Fontana, candidato leghista a Governatore della Lombardia, sulla salvaguardia della razza bianca, ha destato scalpore ed oggi tutti i giornali ne parlano nei titoli di apertura.

In verità Fontana si è immediatamente scusato per la frase choc, definendo la sua infelice espressione un lapsus. Eppure le scuse non sono bastate a placare la polemica. Perché se è vero che oggi lo scontro (non il confronto) politico – mediatico si basa su frasi forti, spesso offensive ed addirittura talvolta finanche diffamatorie, è altrettanto vero anche le repliche si alimentano sul turpiloquio. E quindi non basta che l’autore di una offesa chieda pubblicamente scusa, perché subito gli avversari trovano terreno fertile per biasimare ed insultare.

Certo, è indubbio che la frase di Fontana sia sbagliata, inammissibile, inconcepibile. Però altrettanto inconcepibile è il teatrino mediatico che si è creato attorno. Perché le cose sbagliate, brutte, disdicevoli andrebbero lasciate cadere nel dimenticatoio, piuttosto alimentare il dibattito e, in tal modo, rischiare di creare sentimenti di emulazione in coloro che scrupoli non hanno a trovare argomenti per generare violenza.

Il tema, dunque, è la violenza verbale, l’insulto, il morboso accanimento contro chi la pensa in modo differente, la volontà di manipolare le cose per ridicolizzare l’altro, al fine di trarne beneficio. Da qui la fake news, ovvero la creazione consapevole e volontaria di notizie false per denigrare e far nascere nella coscienza collettiva ripudio verso taluno.

Tutto ciò trova terreno fertile e si sviluppa nella politica, ormai votata all’insulto dell’avversario e persino nel giornalismo così detto d’inchiesta, per cui vediamo presentatori televisivi, travestiti da giornalisti, che fanno fortuna invitando personaggi per ridicolizzarli al fine di creare un sentimento generale di repulsione verso un intero popolo.

È ciò che è accaduto alla Sicilia ed ai siciliani, da mesi nel mirino di un presentatore televisivo che ha scoperto il “filone Sicilia” per alimentare l’audience e aumentare la share dei propri programmi (e quindi la pubblicità ed i propri compensi), non facendosi scrupoli di denigrare tutto il popolo siciliano, che degli sprechi e degli abusi della politica è vittima e non colpevole. Quello che stupisce è che ci siano politici siciliani che, per uno scampolo di notorietà, accettano di partecipare a programmi costruiti sulla pelle dei siciliani, guidati con professionale abilità da personaggi televisivi che ci fanno passare tutti per sanguisughe dello Stato, senza spendere una sola parola per i milioni di cittadini siciliani onesti, probi, che ogni giorno si adoperano per guadagnarsi la giornata.

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