PALERMO – “L’odierno indagato (Pietro Formoso, ndr) forniva al suo legale di fiducia, avvocato Alessandro Del Giudice, informazioni e direttive da recapitare presso terzi soggetti facenti parte del sodalizio mafioso e – si legge nelle carte dell’inchiesta -, sotto altro profilo riceveva dallo stesso Lo Giudice informazioni strategiche relative all’attività degli appartenenti all’organizzazione mafiosa che si trovavano all’esterno della struttura carceraria ovvero in altre case circondariali”.
La Procura di Palermo ha messo l’avvocato Del Giudice sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa. Il suo rapporto con Formoso, considerato il capo della famiglia mafiosa di Misilmeri, arrestato nei giorni scorsi,. sarebbe andato oltre i limiti previsti dalla sua professione.
“Aspè… ora ti do un pezzettino di carta… tieni qua… mettiti questo coso nella tasca e poi te lo leggi… levati qua per ora…”, diceva Formoso mentre infilava la mano nella tasca dei pantaloni e passava un foglietto all’avvocato. Non sapeva di essere filmato e intercettato dai finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria.
Quest’ultimo chiedeva al legale informazioni su altri detenuti: “… Salvino se n’è andato?… il boss non è uscito? sempre qua Salvino è?… e l’altro amico tuo… il signor Francesco?…”. Secondo i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria e i carabinieri, si riferiva a Salvatore Sorrentino e Francesco Colletti, volti conosciuti alle cronache giudiziarie. Il primo, soprannominato lo studentino, ha scontato una condanna per avere fatto parte del mandamento di Pagliarelli. Oggi è uno degli scarcerati eccellenti su cui si concentrano le attenzioni degli investigatori. Il secondo, invece, faceva parte della cosca di Villabate.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice per le indagini preliminari Nicola Aiello scrive che “il diverso rapporto esistente tra l’avvocato Del Giudice e Formoso trovava un definitivo riscontro nel diretto coinvolgimento del legale nelle attività criminali del suo assistito. “… lui mi serve solo per cose tecniche non mi serve per altro…”, diceva Formoso, fratello di due ergastolani per la strage di via Palestro, a Milano, che sempre nel 2014 sollecitava il legale affinché si prodigasse per recuperare alcuni crediti: “… poi mi devi sbrigare un’altra… mi deve dare seimila euro perché era una cosa di seimila euro…”.
Formoso chiedeva al legale di coinvolgere Giacomo Teresi, uomo di Corso dei Mille, pure lui già condannato per mafia, per recuperare i soldi. Aveva comprato una fornitura di champagne, ma ritenendola di scarsa qualità pretendeva la restituzione del denaro. In effetti la notizia arrivava a Teresi.
Le intercettazioni sono zeppe di riferimenti a Del Giudice che si muoveva molto. Gli investigatori non hanno dubbi: sbrigava commissioni per conto nuovo presunto capomafia.