In cella e la paura delle microspie| "Controlla a tutti i banni, capito?" - Live Sicilia

In cella e la paura delle microspie| “Controlla a tutti i banni, capito?”

Un frame delle video intercettazioni

Il colpo pianificato e la paura delle cimici. Ecco le intercettazioni della "banda delle bionde"

PALERMO - IL BLITZ
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2 min di lettura

PALERMO – Il colpo era andato in fumo. Avevano pianificato ogni dettaglio, compreso l’utilizzo di un furgone delle pompe funebri sperando di passare inosservati, ma erano finiti in trappola. Sei componenti della “banda delle bionde” raggiunti dall’ordinanza di custodia di ieri erano già finiti in arresto lo scorso febbraio, compreso Onofrio Bronzellino, uno dei vertici dell’organizzazione.

Nello stesso carcere, il Cavallacci di Termini Imerese, era finito Manuel Patricolo, mentre al Pagliarelli erano stati rinchiusi Michele Parlatore, Giuseppe Corrao e Vincenzo Bronzellino. Le intercettazioni dei carabinieri della compagnia di San Lorenzo sono arrivate anche lì: i colloqui in carcere sono stati costantemente monitorati e proprio da quelle conversazioni è emersa la paura delle microspie.

In particolare, sarebbe stato Parlatore a consigliare ai parenti di controllare tutti i mezzi. Fingendo di dare delle disposizioni familiari, ha infatti indicato tutti i luoghi da ispezionare. “Facci controllare l’olio, così non puoi prendere mai”, ha detto alla figlia.

“L’olio nel motore e l’acqua”. “In tutti i casi – ha precisato durante il colloquio – ci vuole l’olio al garage nel camion. C’è il bidoncino, l’olio dietro al sedile e glielo metti. Perché se si rompe la macchina… eh vedi, che forse nel motore, nel camion e nella macchina di Manuel (si riferisce a Patricolo), controlla a tutti i banni, hai capito?”. Poi, portando l’indice davanti alla bocca: “A tutti i banni, voialtri evitate”.

Insomma, secondo gli inquirenti, dalla conversazione in carcere emergerebbe il chiaro timore della presenza di microspie nei mezzi utilizzati dall’organizzazione per mettere a segno le rapine, come nel caso del “camion”, che sarebbe stato a disposizione della banda nel corso della rapina a Capaci, episodio dopo il quale sono partite le indagini.

A ribadire che l’utilizzo del furgone delle onoranze funebri che riportava la scritta “L’Ultima Cena” non era stata una “buona idea”, il padre di Manuel Patricolo, sempre durante un colloquio in carcere: “Siete stati sei coglioni”, ha detto al figlio. Quest’ultimo ha quindi spiegato all’uomo di essersi accorti di essere seguiti e di essere poi stati bloccati da sette auto di carabinieri in borghese e di aver tentato, in quel caso di “Farli accappottare tutti”, frenando di colpo per provocare un tamponamento.

Così non fu: i sei furono bloccati e arrestati. Si trovavano a bordo di quattro mezzi, uno dei quali era proprio il furgoncino che sarebbe poi stato utilizzato per portare via il carico di sigarette. Quel giorno, dall’alto, entrò in azione anche un elicottero per monitorare i movimenti della banda, trovata in possesso delle fascette per legare i polsi agli autisti, una bomboletta spray per oscurare la telecamera interna al camion, guanti, cappellini e scaldacollo.


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