La legge della strada | La legge della giungla - Live Sicilia

La legge della strada | La legge della giungla

Quei palermitani incivili al volante.

Semaforo russo
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Vogliamo sperare in un’autentica rivoluzione culturale a Palermo appena saranno terminati i lavori per un sistema moderno e integrato del trasporto pubblico finalizzato anche alla riduzione del traffico privato; la salute delle persone, dei monumenti e dell’ambiente ringrazieranno. Nel frattempo, però, smettiamola di illuderci, di credere in un’autonoma e responsabile crescita del senso civico di una non irrilevante fetta di palermitani alla guida di macchine, motori e biciclette. Occorre, invece e purtroppo, una costante azione di controllo, repressione e sanzionatoria da parte della polizia municipale coadiuvata dalle altre forze dell’ordine.

Mi spiego. Personalmente ormai uso pochissimo la mia auto tranne casi di motivata necessità, se la devo utilizzare rispetto le regole, quelle del codice della strada e quelle della buona educazione, non mi pare di meritare una medaglia, dovrebbe essere ovvio. Insomma, non mi accontento di seguire i precetti, mi piace pure assicurarmi di non arrecare disturbo alla circolazione e ai diritti degli altri (pedoni e disabili).

Qualche giorno fa mi sono fermato alcuni minuti in doppia fila, può accadere, e seppure in una posizione neutra mi sentivo comunque a disagio, ero in difetto. Ebbene, mi rendo conto, guardandomi intorno mentre cammino a piedi, di rappresentare una sorta di marziano disceso casualmente nell’inferno dell’inciviltà diffusa, dell’arroganza ostentata, della pacchiana indifferenza nei confronti del codice della strada e di chi soffre una condizione di debolezza e fragilità. Altro che sentirsi a disagio.

Il posteggio in doppia fila, a volte con la coda che letteralmente invade la corsia di marcia, è abitudine comune, sovente con le frecce d’emergenza accese come se ciò costituisse una specie di automatica autorizzazione alla sosta selvaggia, una deroga consentita alle disposizioni vigenti, e non un’ulteriore trasgressione (l’attivazione delle luci d’emergenza senza un’emergenza è vietata); lunga permanenza sulle strisce pedonali; occupazione degli scivoli per disabili; arbitrarie manovre di svolta; divieti di accesso e segnali di stop ignorati; inosservanza del semaforo rosso (un vizietto di motociclisti e ciclisti); eccessiva velocità; cellulari in mano.

I frequenti incidenti a danno di pedoni sono causati soprattutto dalla velocità, dalle distrazioni da telefonino e dalla impenitente riluttanza dell’automobilista a decelerare e ad arrestarsi dinanzi al povero pedone bloccato sulle strisce pedonali in attesa di poter attraversare. E’ vero, le strisce pedonali spesso non sono visibili ma è parimenti vero che pure quando lo sono il risultato è il medesimo: la loro invisibilità per manifesta maleducazione di improbabili piloti casalinghi di Formula 1.

Avanziamo una proposta, premettendo che spesso abbiamo ascoltato condivisibili dichiarazioni dei vertici dei “caschi bianchi” circa iniziative per un maggior controllo sulle strade, siamo certi delle ottime intenzioni ma i rimedi approntati o non bastano o non sono applicati quotidianamente (pertanto inutili, anzi avvertiti quasi vessatori). La proposta al comandante della polizia municipale e all’amministrazione comunale è molto chiara e non comporta il ricorso a ingenti risorse di personale o finanziarie che sappiamo non ci sono.

Poche pattuglie in scooter con agenti in divisa in giro per l’intera durata del turno di servizio a sanzionare le violazioni del codice della strada; lampeggianti sugli attraversamenti più pericolosi con camera di sorveglianza oppure dissuasori; autorizzare gli ausiliari del traffico, dopo appositi corsi e secondo le previsioni legislative in materia, ad elevare multe per sosta selvaggia, sulle strisce e sugli scivoli. Inoltre, agenti, carabinieri e finanzieri impegnati a colpire severamente e ordinariamente le violazioni del codice della strada. Non c’è altra via d’uscita se vogliamo sensibilmente ridurre il traffico, l’inquinamento e morti e feriti sulle strade cittadine (in proposito leggi su LiveSicilia il dettagliato report di Monica Panzica: “In tre mesi cento pedoni feriti. Allarme sulle strade di Palermo”.

Tutto ciò non soltanto per una settimana o a singhiozzo, sempre. I bambini poi. Quante volte vediamo bambini, ragazzini in sella al ciclomotore di un familiare senza casco. Al netto dei rischi fisici, quale cultura della legalità potranno maturare con un tale esempio degli adulti? Uguale discorso se il minore si trova a viaggiare magari in un costoso Suv ma con i genitori che se ne fregano altamente delle norme di legge e delle regole di civiltà. Ecco, quindi, la necessità di un’educazione stradale fin dalle elementari (molte scuole meritoriamente lo fanno già). Perché alla fine due sono le domande al di là di chi governa oggi e governerà domani: quale Palermo del prossimo futuro vogliamo? E da chi dipende davvero una città migliore?

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