"Sono uomini di Messina Denaro"| Pene pesanti per 12 imputati - Live Sicilia

“Sono uomini di Messina Denaro”| Pene pesanti per 12 imputati

Matteo Messina Denaro

Il processo nasceva dal blitz denominato Anno Zero

PALERMO – Tutti condannati, tranne un solo imputato che aveva un ruolo minore. Sotto accusa c’erano boss e gregari delle famiglie mafiose di Castelvetrano, Partanna e Mazara del Vallo, da sempre le più vicine a Matteo Messina Denaro.

Il processo nasceva dal blitz “Anno Zero” del 2018. Ventuno le persone arrestate da carabinieri del Ros, Dia e polizia. Dell’elenco facevano parte anche i cognati del latitante, Rosario Allegra e Gaspare Como. Il primo è morto in carcere. Il secondo ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario.

In abbreviato, dunque hanno ottenuto lo sconto di un terzio della pena, davanti al giudice per l’udienza preliminare Cristina Lo Bue, c’erano Nicola Accardo (capomafia di Partanna, condannato a 15 anni), Antonino Triolo (12 anni), Calogero Guarino (11 anni), Giuseppe Tilotta (11 anni e 4 mesi), Leonardo Milazzo (10 ani e 8 mesi), Paolo Buongiorno (11 anni e quattro mesi), Vincenzo La Cascia (capomafia di Campobello di Mazara, condannato a 19 anni e 4 mesi), Raffaele Urso (altro boss di Campobello, 18 anni e quattro mesi), Andrea Valenti (8 anni e quattro mesi), Filippo dell’Aquila (12 anni), Angelo Greco (8 anni), Mario Tripoli (tre anni e 4 mesi). Di favoreggiamento rispondevano Bartolomeo Tilotta (due anni e due mesi) e Giuseppe Rizzuto (unico assolto).

Accolte le richieste di condanna del procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Gianluca De Leo, Francesca Dessì, Calogero Ferrara, Alessia Sinatra e Claudio Camilleri.

Nel 2008, anno del blitz Perseo che stoppò la riorganizzazione della mafia palermitana, era emerso che i boss del capoluogo avevano chiesto il via libera del latitante. Un via libera che sarebbe arrivato tramite i Biondino di San Lorenzo. Una sorta di “benedizione”, ma senza alcuna implicazione operativa. Da allora, di tanto in tanto, il capomafia si sarebbe messo in contatto con il territorio tramite una rete blindata di postini. Il blitz “Anno Zero” aggiornò al 2016 la presenza del padrino di Castelvetrano.

Riconosciuto il risarcimento dei danni alle parti civili: comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, Sicindustria, associazione “Codici Sicilia onlus”, “La Verità vive onlus”, Centro Pio La Torre, Associazione antiracket Trapani.

 

 


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