Il caso Cassa integrazione| La verità di Vindigni - Live Sicilia

Il caso Cassa integrazione| La verità di Vindigni

"Gli impiegati si impegnarono al massimo, nessun accordo sui bonus"

PALERMO – Il caso ha fatto rumore ed è stato per giorni al centro delle cronache: ora Giovanni Vindigni, ex dirigente regionale finito nell’occhio del ciclone per la vicenda Cassa integrazione in deroga, ha deciso di parlare e raccontare la sua versione dei fatti. Lo fa tramite il suo legale, Antonia Brancaforte, che spiega come le dimissioni dell’ormai ex dirigente generale del dipartimento Lavoro, rassegnate il 6 maggio, siano state il risultato di una “serenità lavorativa” compromessa a causa di una “attribuzione di responsabilità al dottor Vindigni, da parte della stampa, delle tv, dei network e, conseguentemente, della ordinaria opinione pubblica e politica”.

A Vindigni sono stati contestati, a più riprese, i ritardi nell’espletamento delle pratiche e un presunto accordo coi sindacati su un ‘bonus’ in denaro ai regionali per ogni richiesta elaborata. “Vanno fatte alcune precisazioni”, scrive il legale, facendo riferimento a “inesattezze e imprecisioni” che le organizzazioni sindacali e di conseguenza la stampa avrebbero divulgato “senza analisi critica” dei documenti. Viene anche fatto presente che le dimissioni dell’ex dirigente “non hanno riguardato, direttamente, il rapporto di lavoro, ma la sfera personale e il rispetto per le istituzioni, nel tentativo di togliere dall’imbarazzo coloro che avevano posto estrema fiducia” in lui.

Quanto ai ritardi nella lavorazione delle istanze, secondo Vindigni e il suo legale, sono stati determinati sia “da problemi di compatibilità tra la piattaforma Inps e quella del dipartimento”, sia dal fatto che fosse prevista l’emissione di un decreto per ogni domanda anziché di decreti collettivi, sia dallo smart working che avrebbe provocato una “minore efficienza degli strumenti di lavoro personali utilizzati dagli impiegati in casa, rispetto a quelli dell’ufficio”. Viene comunque sottolineato che “tutto il personale, dal dirigente ai funzionari agli impiegati”, si è impegnato “al massimo delle capacità lavorative, per la consapevolezza dell’estrema urgenza dei contributi da erogare in favore dei lavoratori per la grave emergenza”. “Nessun addebito può muoversi al dottor Vindigni”, conclude in merito Brancaforte.

Altro nodo cruciale della vicenda è la presunta intesa fra Regione e sindacati per pagare degli extra ai dipendenti alle prese con le domande della Cig in deroga. Secondo la versione di Vindigni, il 4 maggio, durante una riunione con le organizzazioni sindacali, sarebbe stata avanzata la proposta “di attribuire un importo di 10 euro a pratica (chi più lavora, più guadagna), proveniente dal Siad e neppure caldeggiata da tutti gli altri sindacati”. Proposta a cui Vindigni si sarebbe opposto, non solo contestando l’importo ma ritenendo anche che il “diritto al compenso sarebbe dovuto maturare per l’impiegato solo oltre un certo numero di pratiche espletate, per creare un forte incentivo. Dopo ampio dibattito, è stata consegnata al dottor Vindigni un’ipotesi di massima della proposta – prosegue il legale – riportata sul verbale della seduta e firmata da tutti i presenti e interpretato erroneamente e inopinatamente come un accordo siglato”; l’ex dirigente invece avrebbe chiesto “24/48 ore di tempo per approfondimenti e al fine di avviare, per la prima volta, la procedura inerente questo progetto innovativo di performance”.

A questo punto, sostiene il difensore di Vindigni, si sarebbe verificato “un fatto gravissimo: il documento viene pubblicato dalla stampa come accordo raggiunto dal dirigente generale con i rappresentanti sindacali”. Nel comunicato con cui l’ex dirigente racconta la sua versione vengono riportate anche due dichiarazioni, da parte delle sigle Siad Fp e Cisl, che avrebbero “indotto organi di stampa e anche comuni cittadini sui social network a critiche feroci e denigratorie” nei confronti di Vindigni e degli impiegati del dipartimento Lavoro. Fra questi ultimi infine, secondo Brancaforte, la maggior parte “dissentivano dalla proposta dei 10 euro a pratica e non erano stati neppure informati dai rappresentanti sindacali”.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI