Pogliese, la condanna gli alleati. Lo tsunami che ha travolto Catania

Pogliese, la condanna e gli alleati|Lo tsunami che travolge Catania

Una batosta senza precedenti per quel ragazzo recordman di preferenze sin dai tempi dell'università, cresciuto con il gabbiano sui volantini, sognando Almirante...

CATANIA – Per due ore, intorno a palazzo degli Elefanti, la sede del Municipio, non vola una mosca. Poi, alle 16.30, la notizia della condanna di Salvo Pogliese arriva come uno tsunami. Il suo staff, gli amici di sempre, gli alleati più o meno leali, si scambiano telefonate freneticamente, nessuno si aspettava quella condanna a 4 anni e 3 mesi per peculato, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca di 75mila euro.

Il gabbiano

Una batosta senza precedenti per quel ragazzo recordman di preferenze sin dai tempi dell’università, cresciuto con il gabbiano sui volantini, sognando Almirante e vivendo le piazze stracolme in una città che raramente ha voltato le spalle alla destra.

Grazie alle proprie capacità politiche, Pogliese ha conseguito un successo dopo l’altro, che l’ha portato all’assemblea regionale siciliana, dove è rimasto imbrigliato nella gestione dei fondi destinati al gruppo del Pdl.

La matassa

Riannodare i fili di questa sentenza non è semplice per nessuno, le tre pagine del dispositivo sono un macigno e adesso la difesa, rappresentata da un penalista d’eccezione, Giampiero Torrisi, chiede che fine abbiano fatto i bonifici con cui Pogliese “ha inviato soldi al gruppo del Pdl”. “È possibile – si chiede a mezza bocca il legale – che queste cifre non siano state inserite neanche nel totale contestato? È possibile che per casi analoghi sia stata chiesta l’archiviazione?”. I bonifici agli atti, che sono valsi la condanna di Pogliese, sono quelli che dal gruppo Pdl finiscono nel suo conto, quelli utilizzati per pranzi e altre spese non ritenute di rappresentanza, una sostituzione di infissi in uno studio professionale di famiglia e la retta del figlio all’asilo. Totale 75mila euro. Confiscati.

L’abbraccio della Lega

Il primo a intervenire, pubblicamente, al fianco di Pogliese, è Stefano Candiani, senatore braccio destro di Salvini. Il secondo è l’assessore all’ambiente Fabio Cantarella, pochi minuti dopo la sentenza, che dirama anche i comunicati per rispondere ai grillini, furiosi, che chiedono le sue dimissioni insieme ai leader del Pd e dei sindacati. Bisogna attendere quattro ore, un’eternità, per la presa di posizione di Basilio Catanoso, l’amico storico di Pogliese, di Nello Musumeci e di Marco Falcone, rimasto in Forza Italia dopo l’addio di “Salvuccio”, ma da sempre parte di un asse politico che non viene scalfito dai cambi di posizione. Per il resto, almeno fino a tarda sera, silenzio assoluto. I suoi alleati, la squadra di governo cittadino, è rimasta quasi paralizzata. Il silenzio degli innocenti. Tranne Enrico Trantino, per esempio, ma anche numerosi consiglieri comunali e di quartiere. Gli amici di sempre hanno preso posizione su facebook, ma a prendere parte allo scontro politico con l’opposizione, sono stati in pochi. E la difesa di un alleato è ben altra cosa rispetto ai like o ai messaggini privati.

La strada tracciata

Negli ultimi giorni prima dell’attesa sentenza, Pogliese ha incontrato proprio Marco Falcone, per rilanciare gli appalti della metro, ha benedetto la ciclabile di Librino, lanciato il progetto della nuova cittadella giudiziaria e rivendicato, a più riprese, la battaglia per il “risanamento di Catania”. Qui la sua strada si incrocia con quella dell’ex sindaco Enzo Bianco, che per uno scherzo del destino, nello stesso giorno, il 23 luglio, nella stessa città, Palermo, è apparso in un procedimento contabile pesante, nel quale i giudici hanno chiesto la sua interdizione e quella dell’ex giunta e la condanna a una cifra elevata per danno erariale: al centro c’è sempre la gestione del Comune di Catania.

Scontro tra mondi

In questo momento, i principali esponenti politici etnei sono coinvolti in procedimenti penali o contabili più o meno gravi. Da Luca Sammartino agli esponenti storici del Pd o del mondo sindacale, sono aperti i fronti del processo per il buco di bilancio, quelli universitari, quelli sanitari e quelli imprenditoriali. La condanna di Pogliese pesa come un macigno sulla città e sugli assetti elettorali e di potere. Nei vari compartimenti politici arriva la scossa per iniziare a programmare un percorso verso la gestione della città e della provincia e dentro al centrodestra si rinnovano appetiti e strategie. Ma c’è anche il timore che non sia facile trovare un sostituto di quel ragazzone di destra grande mattatore di preferenze, che ha soffiato il Municipio a Enzo Bianco e Luca Sammartino, che ha tenuto il centrodestra unito, ma che oggi deve scontrarsi con lo spettro più terribile per chi viene dal suo mondo: la questione morale. “I valori dell’etica e della morale pubblica”, ha detto, tra le righe, Pogliese, nel tardo pomeriggio, commentando la sentenza e rinnovando fiducia nella giustizia. Ecco, da lì deve ripartire, con lo spettro di una sospensione per 18 mesi che rimette tutto in discussione, ma guai a sottovalutarlo, politicamente, Salvo Pogliese. I suoi alleati, silenziosi, lo sanno bene.

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