Pd e M5S? Serve un'alleanza, non solo un cartello elettorale - Live Sicilia

Pd e M5S? Serve un’alleanza, non solo un cartello elettorale

Non sarà facile, è bene ammetterlo subito, ma non impossibile se conta cambiare pagina.
SEMAFORO RUSSO
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4 min di lettura

Agli inizi di luglio, quando pareva una sorta di azzardo, sulle pagine di Livesicilia ho auspicato un accordo più stabile, programmatico e soprattutto politico, tra il M5S e il PD (“Perché M5S e PD non si alleano in Sicilia?). Governano insieme il Paese, non senza aspetti di fragilità, in uno dei momenti più drammatici della storia repubblicana a causa di un virus che sta scuotendo dalla base tante false certezze nel mondo intero e, non dimentichiamolo, in una fase della politica italiana contrassegnata da pulsioni populiste, estremiste di destra e sovraniste, rappresentate dalla Lega di Matteo Salvini e da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, non proprio salutari per la tenuta dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Attenzione, la politica, l’ho imparato da tempo, pur senza rinunciare a idee e valori di destra o di sinistra – beninteso idee e valori comunque coerenti con i diritti irrinunciabili della persona e della democrazia, sennò si chiamano istinti e disvalori – non la si pratica secondo schemi e risorse umane immaginari, si fa tenendo fissa davanti la realtà delle cose e con la classe dirigente che piaccia o no è stata scelta dal popolo nell’intento, magari, di migliorarla. La mancanza di alternative, per esempio, è uno degli elementi da considerare in politica se non si vuole scivolare nel velleitarismo.

Il dibattito odierno su sopravvenute incoerenze del M5S, una su tutte la questione dell’abolizione del limite del doppio mandato, mi appare stucchevole come stucchevole era la pomposità con la quale veniva rivendicata da parte dei grillini una sorta di purezza manichea. La qualità dei candidati e di un movimento politico si misura da ben altro. Da tenere presente, al contempo, che non siamo gli Stati Uniti o il Regno Unito, siamo l’Italia che non ha mai voluto un maggioritario netto, a torto o a ragione non importa, ha in atto un sistema elettorale abbastanza proporzionale (non abbiamo mai rinunciato nemmeno con il Mattarellum, il più spinto nello spirito del maggioritario, a una non irrilevante quota proporzionale) e che condanna solo a parole il proliferare di partiti e partitini (il ragionamento con le dovute distinzioni vale anche in Sicilia). Così rimarrà sostanzialmente l’impianto appena modificheranno la legge elettorale nazionale, possiamo aprire le scommesse. Pertanto, era il senso del mio intervento sopra citato, per quale motivo escludere o addirittura temere un’alleanza solida tra i dem e i pentastellati, ovviamente aperta, anche in Sicilia dove si trovano all’opposizione del governo Musumeci cominciando dalle imminenti e parziali elezioni amministrative e, specialmente, in vista delle regionali? Sempre meglio di non precisate sommatorie di sigle che vanno da destra a sinistra, almeno secondo le intenzioni di Davide Faraone braccio destro di Matteo Renzi. Pare che in casa M5S e PD ci si stia muovendo in tale direzione. In alcuni comuni sta funzionando, in altri no. Per le regionali del 2022 invece, ecco la novità a sentire le ultime dichiarazioni del sottosegretario grillino Giancarlo Cancelleri e dello stesso neo segretario regionale piddino Anthony Barbagallo, sembra possa finalmente profilarsi un accordo vero. Non sarà facile, è bene ammetterlo subito, ma non impossibile se conta cambiare pagina, e non soltanto rispetto all’inconcludente esperienza musumeciana (ero tra gli speranzosi, ora tra i delusi). Lo spartiacque bisogna tracciarlo con decisione pure rispetto ad altrettanto inconcludenti governi nominalmente del centrosinistra, Crocetta docet, in continuità, sotto il profilo della gestione amministrativa e politica, con le stagioni cuffariane e lombardiane da dimenticare.

Forse qualcuno arriccerà il naso se evoco una categoria dell’anima poco familiare alla politica, credo ci voglia amore per la nostra terra al fine di superare steccati assolutamente superabili per un interesse superiore, meno egoismi di partito e personali dei leader insomma. C’è di più, occorre riportare i siciliani al voto, oltre la metà degli aventi diritto si è astenuta nelle scorse regionali, riconquistarli con proposte programmatiche credibili da realizzare attraverso una classe dirigente davvero rinnovata. Un’alleanza in sé non basta. È l’unica maniera per scongiurare la conquista del potere di chi ha già dimostrato di non meritare la fiducia dei siciliani e di chi della Sicilia, del Sud in genere, non gli è mai importato nulla. Il tempo è poco, due anni volano. Un anonimo cartello elettorale lo puoi organizzare in un paio di mesi, un riconoscibile progetto di governo e di riforme no.

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