Mirello, Matteo e i Lumia’s boys| Lo scontro che viene da lontano - Live Sicilia

Mirello, Matteo e i Lumia’s boys| Lo scontro che viene da lontano

La lunga scia delle guerre interne al Pd ennese.
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Enna – “Mirello si ama o si odia”. E’ questo il leitmotiv che si sussurra nei quartieri generali dei vari candidati. Per capire il melting pot di alleanze politiche trasversali che caratterizza questa tornata elettorale bisogna fare un passo indietro, riavvolgere il nastro, guardare le puntate precedenti e ovviamente partire da Crisafulli. Cinque anni fa l’ex senatore si candida alla guida della città, ma perde al ballottaggio per poche centinaia di voti. Lo slogan della campagna elettorale di Maurizio Dipietro si materializza : “Liberiamo Enna da Crisafulli”. L’ex capogruppo dei Ds guida la riscossa del centrodestra e di tanti storici avversari di Vladimiro come Giovanni Contino e Rosalinda Campanile. L’alleanza è saldata dal patto di ferro con i lombardiani di Colianni. Un’esperienza che poggia su appartenenze politiche eterogenee e che nel corso degli anni conoscerà numerose frizioni e diversi addii. Il centro nevralgico di tutto ruota attorno al Pd e a storiche lotte intestine. Che affondano le loro radici in un tempo assai più lontano.

Mirello contro Lumia e Lombardo

“Tutto nasce a Enna quando nasce il governo Lombardo, è questo lo spartiacque tra noi e chi sta all’amministrazione: il partito ennese si schiera contro tanto che facemmo un referendum qui stravinse il no. Noi assumemmo una posizione ferma, quel gruppo di comando che diede vita al governo lombardo decise che questa anomalia della Sicilia, Enna e il suo gruppo dirigente, doveva essere messa in difficoltà”, così Crisafulli riannoda il filo dei ricordi. “La cosa esplode quando il governo Lombardo decide di fare una discarica a Dittaino. Da quel momento inizia un’aggressione a questo territorio a colpi di commissariamenti (Camera di commercio e Asi in primis)”, continua l’ex Senatore. Da Lombardo a Crocetta la musica non cambia. “Stavamo andando al voto e Crocetta commissaria le provincie, da allora siamo ancora commissariati, non è mai stato consentito il voto in questo territorio. Il primo a dichiarare qualcosa sulla mia mancata elezione a sindaco è proprio Crocetta disse che anche lui ha contribuito” ricorda amaramente il big piddino.  I rapporti con il senatore Lumia si riveleranno negli anni parecchio burrascosi. Se chiedi a Crisafulli se, come a Termini Imerese il Pd in questo territorio ha operato una sorta di “delumizzazione”, lui risponde in modo secco e alquanto seccato. “A Enna non c’è mai stato, tranne per quelli dell’amministrazione che hanno trovato in lui un protettore. Lumia si è dato alla macchia, dovrebbe avere il buongusto di chiedere scusa al suo partito e ai siciliani per avere condotto una battaglia sul fronte dell’antimafia con protagonisti che sono sotto gli occhi di tutti e che ci presentavano come una battaglia per il rinnovamento individuando in me il nemico principale”, spiega tanto da definire l’amministrazione uscente “il governo Montante”. Gli ex dem, Campanile e Contino non ci stanno. E raccontano la loro versione dei fatti. “Questo gruppo viene dai Ds prima e dal Pd subito dopo. Poi c’è un momento di scollamento perché il Pd ha seguito delle logiche che non condividevamo e si inventava i famosi patti territoriali che a Enna hanno portato milioni di euro gestiti sempre dai soliti professionisti, avallati dai soliti politici che hanno creato cattedrali nel deserto come Dittaino”, dice Contino. Poi fa alcuni esempi. “Ato idrico e Ato rifiuti partono qui per la prima volta: i primi a fare gestire l’acqua dai privati per arrivare a pagare l’acqua da pochi centesimi a metro cubo a più di tre euro a metro cubo”, accusa.  Questo l’amaro amarcord dell’assessore Contino. Gli fa eco Rosalinda Campanile, esponente di Iv e fieramente renziana. “Vengo orgogliosamente dai Ds e dal Pd: sono stata espulsa ripetutamente. Rompiamo con il Pd non volontariamente. La rottura si consuma quando nasce l’Ato rifiuti, un grande carrozzone clientelare, iniziamo così a fare una battaglia. Crisafulli non gradisce la nostra contestazione perché quella è una sua creatura e nasce una guerra interna al Pd”, riassume. Poi rivendica il rapporto con l’altro senatore e non solo. “Ci butta fuori e mi avvicino a Lumia, lo dico con orgoglio perché era in Commissione nazionale antimafia quindi nessuno più di lui poteva garantirci all’interno di un partito se non una persona con una grande storia di legalità e trasparenza. Noi volevamo combattere un sistema e ci avviciniamo a Lumia”, dice. Poi una puntualizzazione.  “Mai visto né conosciuto Montante. Io sono stata vicinissima a Lumia e all’ex presidente dell’Irsap Alfonso Cicero. Sicuramente sono orgogliosamente amica di Cicero che fu presidente ex Asi di Enna che prima era lo stesso sistema del sistema acqua, rifiuti e università”, sottolinea. E insiste. “Quindi sono vicinissima a Cicero che notoriamente ha fatto una battaglia contro Montante e oggi è sotto scorta e la sua vita è diventata l’inizio senza fine di tanti guai: di certo non posso essere vicina a Montante”, dice Campanile che oggi milita tra le fila di Italia Viva. E se parli del diavolo, spuntano le corna. Matteo Renzi è un altro dei protagonisti di questa storia avvincente come una puntata del Trono di Spade.

Arrivano i renziani

Quando il rottamatore sale in sella, arriva il commissariamento del Pd ennese. Crisafulli commenta con un occhio attento alle procedure e dello stupore in volto: “Per quattro anni si commissaria la federazione del Pd di Enna, lo statuto ne prevede al massimo uno”. Sul segretario fiorentino e sul Pd ennese anche Campanile è un fiume in piena. “Mi hanno cacciato dal Pd. Cinque anni Crisafulli e il suo partito hanno impedito ai consiglieri uscenti di ricandidarsi, fummo cancellati l’ultima notte dalle liste”, racconta. “Non ci hanno dato le tessere per partecipare ai congressi, mio padre è un prefetto in pensione e gli hanno negato la tessera del partito a 82 anni”, dice. Su Renzi è meno netta del suo storico antagonista. “Io sono sempre stata renziana. Qui serviva la rottamazione ma Renzi non l’ha fatta.  Io sono più renziana di Renzi ma lo devo dire. Una sera in tv disse che messo mano al partito ennese però non prese mai provvedimenti. Questa è una delle cose che a Renzi non perdonerò mai. Ma resto renziana, e la fede politica è come il grande amore: per sempre”, spiega. Passano i giorni e vicende dei dem negli anni continuano a intrecciarsi con la vita della maggioranza cittadina: Dipietro rientra nel Pd con tanto di foto romana e “tessera numero uno del partito ennese”. Così in città ci sono due partiti: quello storico di Crisafulli, Garofalo e Alloro e quello “rottamatore” di Dipietro. Strada facendo la maggioranza subisce due rotture (una poi rientrata): la prima con i cattolici di Bruno che escono dalla maggioranza perché “l’amministrazione si era distaccata dal progetto originario”, la seconda con Alloro che nel frattempo ha aderito alla compagine renziana. Questa seconda frattura (legata a vicende di ricandidature alle regionali secondo la vecchia guardia dem e dovute invece alla presenza della Lega dalla vulgata renziana) si ricompone: così in consiglio non passa nessuna mozione di sfiducia come si era invece paventato. Alla fine cinque anni dopo si torna alle urne. Il resto della storia ennese è ancora tutto da scrivere. Ma la prefazione del libro è già un romanzo epico.

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