Il tramonto dei populisti nella Sicilia di nuovo centrista - Live Sicilia

Il tramonto dei populisti | L’Isola si riscopre moderata

Le difficoltà di 5 Stelle e Lega. E le speranze di rinascita dei centristi.

Ma che fine hanno fatto i populisti? Gratta gratta, analizzando il voto di domenica e lunedì in 60 comuni siciliani, sono i loro voti che mancano. Dopo le grandi abbuffate degli ultimi anni, Movimento 5 Stelle e sovranisti quasi scompaiono dai radar delle sicule urne. Una cura dimagrante severissima, che assottiglia il consenso delle forze protagoniste delle grandi abbuffate elettorali degli ultimi anni. Certo, quelle grandi abbuffate risalgono a elezioni più politiche, le nazionali e le europee, ed è risaputo che il voto locale è il più complicato per i 5 Stelle e che presenta difficoltà anche per un partito non radicato tradizionalmente in Sicilia come la Lega. Ma i numeri dei due movimenti vanno ben oltre le peggiori previsioni. E se fino a un passato recente i grillini in Sicilia riuscivano persino a eleggere sindaci, ora fanno fatica, e tanta a eleggere qualche consigliere comunale. Anche la Lega, al netto di qualche eccezione, resta ben sotto il cinque per cento in buona parte dei comuni in cui si presenta col suo simbolo.

Si rivede il centro

Insomma, la destra-destra va piano, i 5 Stelle – Termini esclusa – quasi evaporano. Cosa resta? Resta il civismo, sempre protagonista. E il vecchio centro. Quello che un tempo era il porto sicuro dell’elettorato siciliano e che da qualche stagione viveva un periodo di confino nell’oblio. E invece sembrerebbe proprio che quel magma moderato sia tornato in ebollizione e riesca ancora a raccogliere consensi sui territori. Pur non avendo un preciso punto di riferimento regionale e nazionale. O meglio, un riferimento potenziale ci sarebbe, cioè Forza Italia (il Pd post Renzi sembra averci rinunciato), che magari non travolge ma si mantiene assolutamente viva e vegeta nell’isola: è un fatto però che i berlusconiani rimangano ancora ancorati all’abbraccio con i sovranisti, quello delle foto di Catania di qualche giorno fa. Numericamente, però, sono loro i principali azionisti di quel voto moderato siciliano tornato in auge.

Verso le regionali

Poi ci sono gli altri. Cespugli presenti all’Ars che si sono contati qua e là, riscoprendosi vivi. L’Udc ha fatto il botto a Marsala e si è tolta qualche piccola soddisfazione altrove. I renziani hanno puntato sul cavallo vincente a Enna smarcandosi dal centrosinistra, forse prove tecniche di regionali (l’idea dell’asse con i 5 Stelle cara a Barbagallo e Zingaretti dalle loro parti non si digerisce). E ci sono poi i lombardiani, vicini al colpaccio ad Agrigento, e i moderati di Saverio Romano, ancora pugnace. Insomma, c’è tutto un mondo di orfani democristiani che da qualche tempo sono tornati a parlarsi, convenendo sull’esigenza di fare blocco per contare di più in vista delle prossime regionali. I conciliaboli sono partiti da un pezzo, l’idea è quella di mettere insieme un’area passo dopo passo per poi sedersi alla trattativa anche senza il bisogno di esprimere un candidato presidente. Il proposito c’è, se poi Forza Italia sarà della partita il peso del siculo progetto neocentrista sarà più che notevole. E con i populisti che sempre più dimagriscono, l’appeal del progetto è sempre più avvertito dai potenziali interessati.

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