Il trono di reggente di Cosa nostra: le frizioni tra Tomaselli e Lombardo

Il trono di reggente di Cosa nostra: frizioni tra boss

I vuoti di potere nel 2016 e l'ascesa del nuovo capo. La fotografia che emerge dalla sentenza Chaos.

CATANIA – Chi è il nuovo capo di Cosa nostra catanese? Un quesito che rimbalza, senza risposte certe, dal blitz Chaos del novembre 2017. In quella data, infatti, è stato arrestato Antonio Tomaselli che sarebbe diventato il nuovo reggente della famiglia Santapaola-Ercolano.

Processo Chaos, la sentenza

“Penna bianca” avrebbe preso in mano “la carta” dopo l’arresto di Marcello Angelo Magrì nell’operazione Kronos del 2016. Dalla lettura delle 624 pagine della sentenza del processo abbreviato redatta dalla Gup Maria Ivana Cardillo è possibile “analizzare” come la mafia affronta un vuoto di potere scatenato dagli arresti e le tensioni dovute alla scelta dell’erede al trono.

Ma inoltre, si notano nomi e cognomi di chi non è stato coinvolto nel dibattimento ma che sono finiti nelle indagini del Ros. Personaggi che avrebbero dunque potuto prendere il posto di Tomaselli al vertice, ma che in questi ultimi tre anni sono stati “toccati” da altre operazioni antimafia. 

Gli assetti dopo l’arresto di Magrì

Marcello Magrì ad aprile 2016 assume il comando al posto di Francesco Colluccio Santapaola, fermato dal Ros. Al suo fianco nella regia criminale c’è Rosario Lombardo, u rossu, che dai domiciliari continua a tenere summit e a “chiacchierare” amabilmente con vari esponenti della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano.

La tensione tra Tomaselli e Lombardo

Quando Magrì finisce in manette “si registra – scrive la gup – un forte contrapposizione tra Lombardo e Tomaselli”. U Rossu si sarebbe fatto forte “del rapporto privilegiato con Magrì e l’appoggio di Luca Marino”, mentre il secondo “è sostenuto dagli storici appartenenti al gruppo di Lineri, Carmelo Rannesi e Vincenzo Sapia, scarcerati dopo una lunga detenzione nel dicembre e nell’aprile 2016”.

La spedizione punitiva

La tensione tra i due si fa “più evidente in occasione di una spedizione punitiva voluta da Luca Marino con l’appoggio di Lombardo contro Nino di Belpasso”. Il pestaggio però sarebbe stato vendicato: due ragazzi vicini a Marino sono massacrati. I

l boss di San Giovanni Galermo risponde a sua volta: “Abbessa 20 ragazzi subito con macchine e pistole sto scendendo”. Uno scambio di sms espliciti permette al Ros di seguire quasi in diretta l’evolversi delle fibrillazioni.

Il summit a Paternò

Tomaselli però avrebbe preso in carico la questione. E se ne discute nel corso di un summit a Paternò il 20 dicembre 2016. Alcuni messaggi inviati da Marino a Lombardo farebbero comprendere che per il caso “Nino di Belpasso” ci sarebbe stata un’accesa discussione con “Rann” e “Sap”, per la gup rispettivamente Rannesi e Sapia.

Il ruolo di Rannesi e Sapia

“Da questi messaggi – scrive la giudice – si ricostruisce come Marino ha compreso l’accresciuto ruolo di Tomaselli anche di fronte a Rannesi e Sapia”. Qualche giorno dopo Sapia e Lombardo si sarebbero incontrati per chiarire la situazione su Belpasso, ma in quella riunione sarebbe emerso l’astio di Lombardo nei confronti di Tomaselli.

In una intercettazione emerge il “folle” progetto di uccidere Tomaselli, che però sarebbe stato solo pensato da Saro U Rossu e mai poi messo in pratica. 

L’ascesa al potere di Tomaselli

Tensioni o non tensione, alla fine è Tomaselli che “assume la reggenza”. La conferma arriva dallo stesso Marino che scrivendo a Lombardo parla dello “zio bianco” a cui consegnare i proventi di un’estorsione. “Le intercettazioni testimoniano – conclude la gup- che Tomaselli aveva chiesto in qualità di nuovo responsabile la carta generale” del clan. La domanda resta ora la stessa: oggi chi siede, al suo posto, sul trono della cupola?


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