CATANIA – La misura è colma. I penalisti catanesi sono a un passo da proteste eclatanti. L’aumento esponenziale dei contagi Covid-19 sta preoccupando sempre di più gli avvocati che chiedono di poter lavorare “in sicurezza” e soprattutto “nel rispetto della dignità professionale”.
Cancelleria chiusa e nuovi contagi
Da qualche giorno una delle cancellerie penali è stata chiusa “in via precauzionale” e il personale posto “in isolamento” in quanto vi sarebbero stati dei contatti sospetti. È di ieri la notizia di un avvocato risultato positivo che è stato ricoverato al Garibaldi. Un altro contagio tra i penalisti è stato comunicato stamattina.
“Udienze a Bicocca”
Già la scorsa settimana la Camera Penale ha inviato un lungo documento ai vertici del Tribunale etneo e della Corte d’Appello per poter avviare una serie di iniziative che potessero fermare “assembramenti nei corridoi” e “udienze affollate”.
Inoltre, alcune richieste non accolte di poter celebrare le udienze di alcuni maxi processi d’appello nelle aule bunker di Bicocca ha fatto scattare anche un esposto ai carabinieri.
Lunedì ne è arrivato un altro alla caserma di piazza Verga firmato dall’avvocato Francesco Antille con allegate le foto delle attese delle udienze nel corridoio del palazzo dell’ex Pretura di via Crispi.
Si valuta l’astensione della udienze
Ma in questi giorni sono arrivate altre rimostranze da parte di diversi avvocati che hanno portato la Camera Penale a convocare un’assemblea straordinaria “al fine di valutare insieme la scelta di proclamare un’astensione locale dalle udienze, in risposta alle resistenze mostrate da alcuni giudici e collegi giudicanti – si legge in una lettera agli iscritti – alle richieste di previa comunicazione dei ruoli d’udienza quotidiani, suddivise per concrete fasce di previsione oraria, al fine di evitare assembramenti di avvocati, testi e imputati negli spazi comuni delle aule d’udienza”.
Il nodo via Crispi
Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania, Rosario Pizzino e quello della Camera Penale Salvatore Liotta hanno avuto un serrato “colloquio” con Francesco Mannino, presidente del Tribunale di Catania “nel corso del quale abbiamo ribadito – si legge ancora nella missiva ai penalisti etnei – le nostre richieste e le nostre preoccupazioni per l’inosservanza delle disposizioni presidenziali sulle previe comunicazioni delle fasce orarie per ogni udienza, monocratica o collegiale che sia.
Mannino, in quella occasione, ci ha fatto sapere – argomenta Liotta – che è stata individuata un’aula di Via Crispi, posta al primo piano, che sarà destinata alle convalide e direttissime di turno, senza coinvolgere, quindi, le aule di ordinarie udienze”.
Incontro nel pomeriggio
Ma il problema di via Crispi, come testimoniano le foto allegate all’esposto dell’avvocato Antille è tutt’altro che risolto. Ma oggi alle 15 è stato organizzato un incontro con tutti i presidenti delle sezioni penali del tribunale in cui l’avvocatura farà sentire ancora una volta la propria voce.
“Al di là delle considerazioni che ciascuno di noi ha maturato nel rapporto dialettico con i magistrati sul tema dell’organizzazione delle udienze, riteniamo che siano, questi, tempi di fermezza e chiarezza, nella prudenza imposta dall’emergenza sanitaria”, scrive Liotta.
Dall’esito di questa riunione si decideranno le azioni future. I penalisti sono pronti a lasciare la toga e astenersi dalle udienze.
L’esposto ai carabinieri
L’avvocato Antille nel suo esposto chiede al Comandante Provinciale dei carabinieri “di fare ispezionare ogni mattina, video riprendere e fotografare la situazione” in via Crispi “affinché si adottino provvedimenti immediati che consentano lo svolgimento delle sole udienze essenziali , in sicurezza per tutti”.
Il penalista catanese definisce, quanto documentato nei giorni scorsi, un caos in cui “avvocati, imputati, testimoni, consulenti, periti, investigatori, attendono di essere chiamati in relazione al procedimento che li riguarda”.
L’avvocato ironicamente scrive: “nei corridoi si legge l’avviso: distanziamento di almeno un metro”. Una direttiva impossibile da attuare “perché nessuno sa quando verrà effettivamente chiamato il giudizio che lo riguarda”.
La conseguenza è l’attesa e quindi gli assembramenti in un palazzo dove le “aule si intasano spesso e non vi è un adeguato sistema di areazione”. Per Antille “vi è dunque in atto il pericolo concreto e attuale di rischi per la salute di tutti coloro che devono presenziare ai giudizi”. E non sono certo solo avvocati.