Delibere, gare e 'sorella sanità': indagine sull'ospedale Covid - Live Sicilia

Delibere, gare e ‘sorella sanità’: indagine sull’ospedale Covid

Dietro l'ispezione del Nas lo scontro fra un sindacato e l'Asp di Palermo sul Civico di Partinico. Una pista porta all'inchiesta che ha coinvolto Fabio Damiani

PALERMO – Alla fine a Partinico sono arrivati i carabinieri del Nas per acquisire della documentazione. Sono mesi che il sindacato Fials Confsal chiede di fare chiarezza sulla riconversione dell’ospedale Civico in struttura Covid.

Adesso saranno i militari del Nucleo anti sofisticazione ad analizzare atti e delibere, commesse e sub appalti, lavori in corso e altri da finire. E spunta l’ombra del patto corruttivo smascherato nei mesi scorsi dalla magistratura.

La segreteria provinciale del sindacato ritiene che non ci sia stata trasparenza e ha denunciato rischi per la salute dei pazienti e degli operatori sanitari . Una denuncia che riguarda il primo passaggio a Covid hospital avvenuto lo scorso marzo, ma che inevitabilmente si estende all’analoga scelta adottata il 12 ottobre con l’arrivo della seconda ondata della pandemia.

Tutto inizia il 27 giugno. Un paziente risulta positivo al Covid e attende per tre giorni, così sostengono dal sindacato, nella cosiddetta “area grigia” al piano terra del pronto soccorso.

Il segretario provinciale Enzo Munafò, il 29 giugno e il 2 luglio, chiede l’accesso agli atti per capire se siano state rispettate le procedure per i lavori in ospedale. Una commessa da due milioni e 300 mila euro. L’Asp non riscontra la richiesta e Munafò si rivolge all’Autorità anti corruzione.

Il 26 settembre scorso il responsabile “Trasparenza” dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, da cui dipende l’ospedale di Partinico, invita l’azienda stessa a pubblicare tutti gli atti che riguardano i lavori.

L’8 ottobre scorso la Fials riceve via Pec la delibera dell’Asp datata 30 settembre in cui si fa la cronistoria dei lavori. Nella parte iniziale si legge: “Presa d’atto della designazione Asp Palermo quale soggetto attuatore per la realizzazione del Covid hospital di Partinico da parte del Dipartimento regionale della Protezione civile, sostituzione Rup e nomina direttore dei lavori, contestuale affidamento lavori di manutenzione straordinaria per la realizzazione di un reparto malattie infettive e terapia intensiva, e del sistema di trattamento delle acque reflue”.

C’è un passaggio nella proposta di delibera in cui l’architetto Maria Filomena Martucci, direttrice dell’Unità operativa di progettazione e manutenzione dell’Asp, spiega che “a seguito dei fatti contestati dalla Procura in merito all’indagine ‘Sorella Sanità’ (quella che ha coinvolto l’ex provveditore per le opere pubbliche dell’Asp nonché responsabile della centrale unica di committenza della Regione, Fabio Damiani, e l’ex manager Antonio Candela ndr) si è provveduto alla ricognizione di tutti gli atti documentali attinenti gli affidamenti già formalizzati dal Rup all’Associazione temporanea di impresa”.

Si tratta della Sei Energie. E qui si fa pesante l’ombra di quel sistema, così lo definisce la procura di Palermo, che controllava gli appalti della sanità siciliana attraverso le tangenti.

Tra le maxi commesse su cui indaga la Procura ce ne sono alcune assegnate proprio alla Sei Energia, costituita nel 2017 dalla società Siram. Quest’ultima aveva siglato un contratto di servizio con l’Asp per gli impianti tecnologici. Uno degli indagati dell’inchiesta dei pm coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis è Angelo Montisanti, che era responsabile operativo per la Sicilia di Siram e amministratore delegato di Sei Energia scarl. In virtù del vecchio contratto di servizio nel corso della prima ondata di contagi Covid, in aprile un mese prima che scoppiasse lo scandalo giudiziario, la Sei Energia è stata chiamata ad allestire gli impianti nell’ospedale di Partinico.

Nel frattempo si è scoperto che nulla, o quasi, era stato formalizzato dal vecchio Responsabile unico del procedimento. Insomma, c’era un caos amministrativo. A questo punto, vista l’emergenza sanitaria da affrontare, si è scelto di proseguire l’iter amministrativo per realizzare i posti letto Covid, nominando Rup lo stesso architetto Martucci. La proposta di delibera è stata approvata dal direttore generale dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni.

Ed ecco che la Fials tuona con una inviata il 15 ottobre all’Anticorruzione, alla Procura della Repubblica e a quella contabile, e ai carabinieri del Nucleo antisofisticazione. La delibera viene bollata come un tentativo posticcio di “sanare e liquidare lavori già effettuati senza alcuna trasparenza”.

Nella nota si punta il dito contro l’uso della procedura negoziata, senza pubblicazione di un bando di gara o di un avviso pubblico, con cui sono stati affidati i lavori di adeguamento, estendendo il vecchio accordo di servizio. L’impresa aggiudicataria avrebbe poi affidato in sub appalto a tre ditte lavori per circa 300 mila euro.

Ciò che non quadra è proprio l‘assenza di delibere precedenti per la nomina del Rup, del direttore dei lavori e del coordinatore per la sicurezza nelle fasi di progettazione ed esecuzione, la mancata comunicazione dell’inizio dei lavori. “Ad oggi – scrive il sindacato sette giorni fa – non è stato effettuato il collaudo dei lavori al primo piano”.

Ce n’è abbastanza per chiedere la revoca in autotutela della delibera “per mancata trasparenza degli atti a fondamento dei lavori affidati alla ditta Sei Energia e da questa sub appaltati per la trasformazione del presidio ospedaliera Civico di Partinico in Covid Hospital”.

Il sindacato invoca la nomina, da parte dell’assessorato regionale alla Salute, di un commissario ad acta. Tutto questo mentre l’ospedale di Partinico è decisivo nel piano regionale anti Covid per alleggerire la pressione negli altri ospedali della città. Ai carabinieri del Nas il compito di districarsi fra atti e delibere in cui spuntano in nomi delle imprese che avrebbero siglato il patto corruttivo su cui ormai da mesi indaga la Procura di Palermo.


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