PALERMO – “Mi vede preoccupato?”, disse Salvatore Tuttolomondo in un’intervista al sito Mediagol in cui dava rassicurazioni sui bonifici per iscrivere il Palermo al campionato di serie B.
I bonifici non arrivarono, perché non c’era una fideiussione da 800 mila euro, e la società non solo non venne iscritta, ma sarebbe fallita da lì a poco. I colori rosanero sono ripartiti dalla serie D con una nuova società. Il crac era dietro l’angolo eppure Tuttolomondo continuava a ripetere che tutto fosse in regola.
Fu il peggiore degli epiloghi per una storia iniziata nel maggio 2019 quando il Palermo calcio passò ufficialmente da Maurizio Zamparini per dieci euro alla Sporting Network, società controllata dalla Arkus Network dei fratelli Walter e Salvatore Tuttolomondo.
Un gruppo d’investimento italiano, ma partecipato all’89,5% da un socio londinese, impegnato nel settore turistico e alberghiero di lusso. O più semplicemente, volendo usare le parole dei proprietari a tempo del Palermo calcio, “un grande gruppo internazionale”.
Il piano dei fratelli Tuttolomondo era ambizioso. Collegare il turismo al calcio e fare della maglia rosanero un motivo di attrazione. Entrambi nati a Napoli, ma residenti a Roma, avevano scelto Palermo per le loro origini. In Sicilia, infatti, ad Agrigento, era nato il padre.
Salvatore Tuttolomondo ha vissuto qualche anno nel capoluogo siciliano dove aveva deciso di tornare, promettendo di far dimenticare gli ultimi e difficili anni della gestione Zamparini. Si parlava di mirabolanti investimenti.
I tifosi, almeno una parte, si fidarono delle loro promesse, ma il progetto sin da subito apparse poco convincente. I Tuttolomondo volevano riportare la squadra in serie A ed invece arrivò il crac, nonostante quel “vi sembro preoccupato?” che oggi suona beffardo.