A sentire il vescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio negli Stati Uniti, e il direttore di Radio Maria don Livio Fanzaga siamo sotto attacco di Satana proteso a instaurare, attraverso uomini cattivi a lui votati, un ordine mondiale senza Dio. Il demonio secondo loro, in buona compagnia di alti prelati, parroci, guru putiniani, negazionisti e complottisti, sta operando attraverso la pandemia globale da coronavirus al fine di imporre una dittatura sanitaria che eliminerà, privandolo dei beni, chi si opporrà a tale regime planetario con deportazioni in campi di detenzione appositamente costruiti. Qualcuno, magari impossibilitato a leggere quotidianamente i giornali, penserà che prima di mettermi a scrivere io abbia bevuto una bottiglia di grappa stravecchia; spiacente, sono sobrio e per giunta mi sto limitando a una sintesi delle cose affermate da Viganò e Fanzaga. Personaggi che non esitano a lodare Donald Trump e Matteo Salvini, insieme all’universo estremista e suprematista bianco di destra, quali difensori della fede e argini viventi alla dissoluzione dei valori cristiani. Un universo maschilista, quello corteggiato dai due ecclesiastici, in cui la donna “cucina, lava, stira i panni e fa la spesa” e non c’è spazio per omosessuali, comunisti, migranti e islamici. In più, maggiormente grave, Lucifero si è insinuato nella Chiesa di Francesco eletto da oscuri manovratori massoni che adesso ne guidano parole e azioni. In buona sostanza aggrediscono il Papa che ha scritto un’enciclica sull’ambiente e i danni provocati al clima da potenti, speculatori e profittatori, il Papa dei gesti di amore verso gli omosessuali, i divorziati, le unioni civili, dell’apertura di conventi e oratori a poveri e migranti, della scomunica ai mafiosi impenitenti, del rigore sugli scandali finanziari tra le Sacre Mura e la pedofilia in tonaca. Il passo a considerare anche il Pontefice uno strumento di Satana è assai breve.
Mai, a mia memoria, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, c’è stato un tale accanimento nei confronti del Papa da parte di chierici, di ogni grado nella gerarchia ecclesiastica, mediante un vero e proprio fronte conservatore dentro il Vaticano, e oltre, allegramente a braccetto con sovranisti e cosiddetti ultra-cristiani adusi, tipo neo crociati, ad agitare crocifissi e rosari armi della collera divina. Eppure, se dobbiamo continuare a scomodare Satana per chi ci crede, potremmo girare la frittata e sostenere che potrebbero essere invece alcuni vestiti di nero, violaceo o porpora gli strumenti del demonio per dividere la Chiesa attaccando il Vicario di Cristo in terra. Lo fa per mestiere, ci rivelano i grandi esorcisti e i santi. Con la menzogna, la calunnia, la gelosia, la sete di potere il diavolo tenta di distruggere il popolo di Dio e la sua Chiesa. “Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam” (Matteo, 16,18), Tu sei Pietro, disse Gesù al capo degli apostoli, e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno su di essa. Non ha aggiunto, riferendosi ai successori del pescatore ebreo di Cafarnao, “tranne Bergoglio” . Ora, al di là delle colorite e pericolose esternazioni dei Viganò e dei Fanzaga sparsi qua e là, emerge una domanda: come vengono selezionati i candidati al sacerdozio? Come vengono scelti i vescovi? Forse qualcosa non funziona. C’è soprattutto un fondamentalismo cristiano, cattolico in particolare, legato a forze sovraniste, razziste e infarcito di discriminazioni, forte e preoccupante, guidato o assecondato da prelati. Naturalmente, lo sanno i credenti, la Chiesa è fatta di uomini e pertanto non si possono evitare in assoluto degenerazioni e tradimenti del messaggio evangelico. Però i casi cominciano a essere troppi e quindi si impone il tema della qualità dei “protocolli” di accettazione e formazione dei futuri sacerdoti. Allo stesso modo, dinanzi a certe prese di posizione di vescovi e cardinali si pone il tema della loro fedeltà e affidabilità, quando ovviamente non sono il risultato di una volontà diretta del Pontefice.
Mettere in comune padre Livio con monsignor Viganò è molto scorretto in quanto padre Livio ha sempre difeso Papa Francesco e ha perfino licenziato 2 i suoi collaboratori che hanno criticato Papa Francesco.
Nessun accostamento diretto gentile Federico tra mons. Viganò e don Livio. Ognuno dei due, è vero, espone le sue teorie non del tutto coincidenti che però, al di là di formali adesioni formali al pontificato di Francesco o espliciti attacchi ad esso, come nel caso di Viganò, conducono ad una quasi uguale distanza dal magistero e dallo spirito evangelico inaugurato da Francesco in materia di omosessualità, migranti, coppie civili, divorziati, pur senza derogare ai fondamenti dottrinali sulla famiglia, ruolo delle donne, difesa dell’ambiente, eccetera. Conducono a un’oggettiva distanza con il Papa. Magari padre Livio non se ne rende conto. Quando si ha la responsabilità di una radio con milioni di ascoltatori bisogna stare molto attenti a ciò che si dice per evitare pericolosi fraintendimenti, la libertà di espressione c’entra poco o nulla. Il Papa mai si sognerebbe di lanciare ipotesi complottiste inspirate da Satana e attuate da uomini e da qualche Stato forse nascoste dietro un virus per un nuovo Ordine mondiale senza Dio, né userebbe espressioni che potrebbero ferire alcune sensibilità sulle donne, sugli omosessuali. Come maggiore prudenza occorre quando si parla di Trump o di Biden inserendo argomenti di carattere religioso, definendo il primo come una sorta di difensore della fede, insieme a Salvini più volte apprezzato da don Fanzaga, e l’altro no. Sappiamo bene che i rapporti tra Francesco e Trump non sono mai stati buoni, tra Trump e Viganò sì. In conclusione, sono andato alla sostanza dei fatti e delle parole a ai rischi mediatici ad essi connessi, pur riconoscendo che il vescovo Viganò con le sue tesi sulla elezione di Bergoglio è andato molto oltre. Un cordiale saluto e grazie.