Covid, l'ultimo rebus: aprire reparti senza personale - Live Sicilia

Covid, l’ultimo rebus: aprire reparti senza personale

Tra infermieri e medici positivi e la necessità di creare nuovi reparti, non sempre è possibile reperire personale. Cosa sta accadendo.

CATANIA – L’ultima chiamata è verso Cuba, “servono medici e infermieri”. A tenere in mano la cornetta è la Regione Siciliana, al centro di uno scossone politico provocato dall’uscita degli audio del super manager La Rocca che chiede di “caricare” i posti letto di terapia intensiva sul sistema.

E mentre l’opposizione, regionale e nazionale, affila le armi contro l’assessore, ai piani alti della sanità c’è un enigma da risolvere, con urgenza: come creare posti letto senza personale. “Senza medici e infermieri”, spiega a LiveSicilia Riccardo Spampinato, sindacalista del Cimo, “non è possibile organizzare i reparti covid”.

Bandi deserti

Non si contano le offerte di lavoro senza risposta, l’ultima del Policlinico universitario catanese è di poche ore fa, con scadenza a 7 giorni: il 29 novembre 2020. Il Policlinico fa parte del colosso universitario che gestisce un dei principali centri covid della Sicilia orientale, il reparto dovrebbe lievitare, ma scarseggia il personale.

E la soluzione quale potrebbe essere? “Incentivare – sostiene il medico Raffaele Lanteri, dipendente del Policlinico e sindacalista Ugl – il personale che già lavora nel pubblico, magari evitando che vada in altre aziende a fine turno e invece dirottandoli nei reparti covid”.

La proposta

La legge indica un monte ore settimanale massimo di 36 ore che possono arrivare a circa 48 ore con straordinari e orari di incentivazione per i medici e gli infermieri che lavorano in strutture pubbliche. “Moltissimi – spiega a LiveSicilia il medico Raffaele Lanteri, sindacalista Ugl – una volta ultimate le ore settimanali, vanno a lavorare in altre strutture pubbliche con una incentivazione economica che poi si ritrovano in busta paga”. Si tratta di un massimo di 12 ore settimanali. “Per esempio i rianimatori – continua Lanteri – vanno spesso a lavorare in altre aziende, stesso discorso per molti che operano nel 118”.

Le Usca “200 euro a turno”

“Ci sono medici di prima esperienza che stanno lavorando nelle Usca – continua Lanteri – costano circa 200 euro a turno, se servono maggiori componenti di questi nuclei, perché non incentivare chi già lavora per il pubblico?”.

“Una struttura Covid a bassa intensità”

Lanteri punta poi l’attenzione sugli ospedali dismessi, sono 14 soltanto a Catania. “Più aziende sanitarie – aggiunge il medico Lanteri – potrebbero collaborare nella gestione di un pronto soccorso esclusivamente Covid, destinando personale da incentivare, creando una struttura sicura per coloro che ne hanno bisogno”.

“Incentivare i medici che lavorano in amministrazione”

Lanteri lavora nell’azienda universitaria che gestisce il Policlinico di Catania e l’ospedale San Marco. “Il primo novembre di ogni anno, molti 63enni e 65enni vanno in pensione, so che è brutto a dirsi, ma su base volontaria potrebbero anche tornare al lavoro, siamo in una situazione di grave emergenza, è come una chiamata alle armi”.

E ancora: “Chiediamo l’aiuto dei medici della polizia, dei carabinieri, dell’esercito”.

Ci sono medici che lavorano nell’amministrazione?

“No, ci sono medici che lavorano nelle direzioni sanitarie, alcuni potrebbero essere coordinare i protocolli di screening delle popolazioni e farebbero comodo alle popolazioni”.

“Servono ospedali solo covid”

Un altro professionista che lavora in primo linea è Riccardo Spampinato, direttore del reparto di odontoiatria per i diversamente abili e sindacalista Cimo. “La politica fatica a fare scelte impopolari – spiega a LiveSicilia – contro i posti letto covid nell’ospedale di Acireale alcuni hanno sollecitato anche l’intervento del Vescovo. Negli anni si è pensato a mantenere ospedali in piccoli territori”. Spampinato si riferisce a strutture che necessitano di personale specialistico, come per esempio il punto nascita di Bronte. “Fa 180 parti l’anno – continua il sindacalista Cimo – ma ci vogliono 3 anestesisti per farlo funzionare e si trova a 30 minuti da Catania”.

“Stanno aumentando gli infermieri e i medici positivi – conclude Spampinato – dovremmo chiederci perché i posti letto promessi non sono stati realmente aperti. Non vorrei che a Razza stiano facendo vedere i carri armati che non ci sono”.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI