Inchiesta 'Aegades', l'intreccio politica-affari a Favignana

Inchiesta ‘Aegades’, l’intreccio politica-affari a Favignana

Avviso di conclusione delle indagini

TRAPANI – L’impianto accusatorio non è cambiato affatto, anzi. Le indagini dei sostituti procuratori della Repubblica di Trapani, Matteo Delpini e Rossana Penna, hanno confermato quanto evidenziato nell’ambito dell’operazione denominata ‘Aegades che la scorsa estate portò all’arresto dell’allora sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto, coinvolgendo altre 24 persone e una società di navigazione. Nel complesso, allora, era stata disposta l’applicazione di 4 arresti domiciliari, 3 divieti di dimora, 1 obbligo di dimora e 3 misure interdittive dell’esercizio di un pubblico ufficio. Gli altri indagati oggi si ritrovano nel fascicolo di avviso di conclusione delle indagini che, dopo sette mesi dai fatti avvenuti, confermano nelle sedici pagine di provvedimento il sistema clientelare che sarebbe servito all’ex sindaco Pagoto per vincere le elezioni amministrative del 2018.

Le indagini hanno consentito di disvelare uno scenario di “generale e diffusa illegalità” nel funzionamento dell’apparato amministrativo del Comune, facendo emergere “la commissione di molteplici illeciti con particolare riguardo alla gestione delle risorse e degli approvvigionamenti idrici, agli affidamenti di lavori e servizi pubblici afferenti all’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, alle attività ispettive di competenza della locale Polizia Municipale ed alle trattazioni di pertinenza del settore finanziario e dell’ufficio tecnico”.

L’accusa ritiene di avere accertato “un accordo corruttivo tra il sindaco, il vice sindaco pro tempore e un assessore del Comune di Favignana” con i referenti ed alcuni dipendenti di una compagnia di navigazione partenopea e di altra società di capitali con sede a Roma, entrambe facenti parte di un unico Raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) che ha ottenuto dal ministero della Difesa l’aggiudicazione del contratto di fornitura di acqua potabile, mediante navi cisterna, nelle isole minori della Sicilia.

Al riguardo è emerso dalle indagini “un sistematico scambio di favori”, che avrebbe visto alcuni funzionari comunali “omettere volutamente l’effettuazione dei prescritti controlli sul quantitativo di acqua potabile trasportata e scaricata dalle navi della società di navigazione”, nonché attestare “falsamente” la fornitura di quantitativi superiori a quelli effettivamente erogati rappresentando mensilmente al competente assessorato regional un fabbisogno di acqua potabile “artatamente gonfiato”. Tutto questo allo scopo di consentire “un ingiusto vantaggio patrimoniale” per le società concessionarie del servizio di approvvigionamento idrico sull’isola, con connesso danno erariale accertato per circa due milioni di euro.

La conseguenza è stata l’azzeramento dell’amministrazione, del consiglio comunale e nuove elezioni che hanno portato alla vittoria della lista civica di Francesco Forgione. Ancora oggi, malgrado l’alleggerimento della posizione dell’allora sindaco Pagoto (a cui sono stati revocati gli arresti domiciliari in favore del divieto di dimora nelle Egadi), è sempre lui l’imputato principale di questa indagine che comprende diversi episodi.

A cominciare da quello che rappresenta l’aspetto primario di questo intreccio ipotizzato dai magistrati inquirenti: cioè il rapporto tra Pagoto e l’ex comandante dei vigili urbani Filippo Oliveri. Secondo le indagini Oliveri,  palermitano, si sarebbe “totalmente messo a disposizione del sindaco” per aiutarlo in prossimità e durante la campagna elettorale. Così scrivono i due pubblici ministeri: “Entrambi rivestenti la qualifica di pubblici ufficiali. Si facevano reciproche promesse puntualmente sfociate in concreti provvedimenti amministrativi da ciascuno di loro assunti”.

Oliveri, secondo quanto emerse allora e confermato oggi dall’accusa, “nel periodo immediatamente precedente e durante tutto l’arco della campagna elettorale si sarebbe astenuto con l’intero Corpo di Polizia Municipale dall’effettuare i controlli nei confronti delle attività commerciali, nonché in materia di abusivismo. Di contro, invece, eseguiva controlli nei confronti degli esercenti individuati da Pagoto quali suoi oppositori”.

Per questi servizi, stando alle indagini, Oliveri, avrebbe ottenuto la trasformazione a tempo pieno e indeterminato del suo incarico al Comando di polizia municipale di Favignana, ma anche “l’incarico interinale di responsabile dell’Area Marina Protetta delle Egadi comportante l’ulteriore vantaggio patrimoniale”. Per questo episodio sono imputati anche altri vigili urbani.

Le sedici pagine firmate da Penna e Delpini confermano anche l’illecito perpetrato in merito alla fornitura di acqua per l’arcipelago: è stato, in particolare, accertato un accordo corruttivo tra il Sindaco, il vice Sindaco pro tempore e un Assessore del Comune di Favignana con i referenti ed alcuni dipendenti di una compagnia di navigazione partenopea (la Marnavi) e di altra società di capitali con sede a Roma, entrambe facenti parte di un unico Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) che ha ottenuto dal Ministero della Difesa l’aggiudicazione del contratto di fornitura di acqua potabile, mediante navi cisterna, nelle isole minori della Sicilia.

Al riguardo è emerso dalle indagini “un sistematico scambio di favori, che ha visto alcuni funzionari comunali omettere volutamente l’effettuazione dei prescritti controlli sul quantitativo di acqua potabile trasportata e scaricata dalle navi della società di navigazione, nonché attestare falsamente la fornitura di quantitativi superiori a quelli effettivamente erogati rappresentando mensilmente al competente assessorato regionale”.

Dal canto loro gli imprenditori illecitamente favoriti da tale collaudato illecito sistema “ricompensavano” i pubblici funzionari con varie utilità, tra cui l’assunzione di parenti e conoscenti o mediante l’elargizione di contributi annuali di svariate migliaia di euro a favore del Comune di Favignana. Soldi che in seguito sarebbero stati distribuiti dal sindaco alle varie associazioni coinvolte nell’organizzazione della festa patronale.

Nelle 16 pagine altri episodi e altri imputati minori, tra questi un altro ex sindaco, Gaspare Ernandez: c’è una intercettazione che riferisce di una conversazione tra lui e Pagoto: “Vedi che ci sono carte imbarazzanti che abbiamo in possesso, carte molto scottanti”. In cambio Ernandez avrebbe ottenuto, secondo l’accusa, che la figlia Kim, consigliere comunale, fosse eletta presidente della commissione consiliare di vigilanza dell’Amp. La parola, adesso, spetta al giudice per le udienze preliminari.

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