Sangue e morte al mercatino del Cep: assolti, omicidio senza colpevoli

Sangue e morte al mercatino: assolti, omicidio senza colpevoli

Non ha retto l'accusa per i fratelli Marcello, Salvatore ed Emanuele Marra

PALERMO – Assolti anche in appello. Non ha retto l’accusa che i fratelli Marcello, Salvatore ed Emanuele Marra avessero partecipato all’omicidio di Maurizio Quartararo. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Riccardo Ruta.

L’omicidio avvenne il primo ottobre del 2014 al mercatino del Cep. Due uomini giunti a bordo di uno scooter spararono tra la folla contro i fratelli Umberto e Maurizio Quartararo, venditori ambulanti di frutta, ferendo lievemente anche una donna.

Tre settimane dopo Maurizio morì in ospedale. Nel marzo 2015 l’arresto di un intero nucleo familiare. Altri due Marra, Alfredo e Lorenzo, processati con il rito abbreviato, furono pure loro assolti.

Nel marzo le indagini portarono ai Marra, vicini di casa e parenti della vittima. Dietro l’aggressione, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stata la lunga faida tra i due nuclei familiari in lite dal ’99. L’ultima discussione avrebbe avuto protagoniste due donne delle due diverse famiglie.

I Marra dopo avere minacciato di morte gli storici nemici, per l’accusa, sarebbero passati all’azione. Nel raid rimase ferito anche Umberto Quartararo, fratello della vittima, che intercettato dalla polizia mentre era in ospedale disse a un familiare che i killer – la Procura non ha mai saputo indicare quale dei Marra avesse sparato – era “siccu” (magro ndr) e quindi non poteva essere uno degli arrestati. I cinque fratelli sono tutti alti e corpulenti. Anche su questa testimonianza involontaria si è basata la difesa degli imputati sostenuta dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Salvaore Ruta.

Mariella Marra – moglie di uno dei fratelli Quartararo – sentita dai magistrati, aveva messo a verbale che l’ordine era partito dalla madre ed era stato eseguito dai suoi fratelli. In aula fece marcia indietro: “Non sono stati i miei fratelli. Li avevo accusati perché avevano un debito di 14 mila euro nei miei confronti. Nemmeno la pistola ho mai visto”.

E così in primo grado arrivò l’assoluzione e la scarcerazione a fronte di una richiesta di condanna all’ergastolo. Una richiesta reiterata in appello e ancora una volta non accolta dal collegio presieduto da Mario Fontana. Il delitto resta senza colpevoli.

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