Sanità, appalti e assunzioni: l'Antimafia vuole nomi e cifre

Sanità, appalti e assunzioni: l’Antimafia vuole nomi e cifre

Covid: la Commissione regionale chiede un’operazione verità. "Che fine ha fatto il Cts?"

PALERMO – Dagli appalti della sanità ai dati sul Covid, dal ruolo del Cts, il comitato tecnico scientifico regionale, alla miriade di consulenze con affidamenti diretti.

La Commissione regionale antimafia pretende chiarezza. Oggi ha convocato il dirigente generale dell’assessorato regionale alla Sanità Mario La Rocca.

Il presidente Cladio Fava assieme a Nello Dipasquale, Roberta Schillaci, Antonino De Luca, Giorgio Assenza, Margherita La Rocca Ruvolo e Nicola D’Agostino insistono sulla necessità di un’operazione verità su quanto sta accadendo nella sanità siciliana che affronta la pandemia, ma viene attraversata anche dagli scandali delle inchieste giudiziarie.

Alcune imprese continuano a lavorare con gli ospedali pubblici siciliani nonostante siano finite nello scandalo dell’inchiesta ‘Sorella sanità’ sul vorticoso giro di tangenti che avrebbe avuto al centro Fabio Damaini, ex manager dell’Asp di Trapani e responsabile della Centrale unica di committenza regionale.

È stata la Cuc a stabilire che alcuni appalti, al di là dell’esito dell’indagine della Procura di Palermo, dovessero proseguire per garantire il funzionamento della macchina sanitaria.

Sul punto il presidente Fava chiede se l’assessorato regionale alla Sanità abbia ritenuto necessario avviare un report per capire cosa stia accadendo. “A che serve un report – risponde La Rocca – se la Cuc ha deciso di andare avanti? Significherebbe buttare la palla in avanti senza costrutto”.

La Commissione non è d’accordo, tanto che ha inviato una richiesta formale a tutti gli organismi competenti, dalle Asp all’assessorato, per conoscere non solo lo stato degli appalti, ma anche per chiedere notizie sulle consulenze affidate durante l’emergenza Covid. Servono “dati, nomi e cifre certe” per smascherare eventuali “percorsi personali e non pubblici”, anche nelle tante assunzioni che sono state fatte in questi mesi.

Altro tema: a che serve il Cts regionale? Una domanda che la Commissione antimafia pone alla luce della sua inattività. Da gennaio non è più chiamato a esprimere pareri sanitari e non gli vengono neppure trasmessi i dati sul contagio.

Secondo La Rocca non è stato necessario, perché il quadro della pandemia non è variato rispetto ai mesi scorsi. In altre regioni italiane il quadro epidemiologico è cambiato, ma in Sicilia no.

Il dato di fatto è che il Cts è stato messo da parte. Non ha più alcun ruolo. Il suo parere consultivo non è stato più ritenuto necessario. Le decisioni vengono prese a livello centrale e dai commissari per l’emergenza.

A proposito dei dati. L’inchiesta della Procura di Trapani ha fatto emergere una gestione caotica. La Rocca non fa mistero della difficoltà nella raccolta statistica, ma ribadisce che i problemi hanno riguardato i dati trasmessi dalla Protezione Civile.

E sono dati che servono per la “comunicazione”, ma non sono “rilevanti ai fini della valutazione dell’andamento epidemiologico”. Non è sui dati caotici della “comunicazione , compulsata dai media, e che a mio parere lasciano il tempo che trovano” che l’Istituto superiore di sanità decide il cambio di colorazione delle regioni.

Insomma, i dati al centro dello scandalo non incidono sulle scelte. È stato necessario, ammette La Rocca, “un allineamento” delle due tipologie di dati. Nessuno scandalo, però, secondo il dirigente.


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