Morti per naufragio a Lampedusa. Sette corpi stesi sul molo Favaloro, ancora e come sempre. C’è una mamma, una donna incinta, in avanzata gravidanza, tra i cadaveri delle persone migranti. E’ morta annegata, sognando la speranza di un approdo.
Raggiunto al telefono, il sindaco di Lampedusa e Linosa, Totò Martello, è fuori di sé. Ha già inviato un paio di note per raccontare la sua rabbia. Ma sentire il dolore dalla sua viva voce è un’altra musica: “Questa ennesima tragedia è straziante. Cos’altro deve accadere? Ho negli occhi queste povere persone. Ho chiesto un incontro a Draghi, non possiamo più andare avanti”. Per chi guarda da questa parte del mare, l’ennesima tragedia di Lampedusa può essere una vicenda lontana che aggiorna il bilancio di una tragica contabilità. Ma chi guarda da vicino vede l’orrore nella pienezza del suo impatto.
Ed ecco la nota del sindaco Martello: “Questa ennesima tragedia nel Mediterraneo è straziante, cos’altro deve accadere per far capire all’Italia ed all’Europa che così non si può andare avanti? Chiedo un incontro al presidente Draghi, non si può continuare con la logica di una continua emergenza: bisogna affrontare l’intero fenomeno dei flussi migratori con un approccio differente, libero dalle speculazioni della contrapposizione politica ed incentrato sulla vera tutela dei diritti umani. E bisogna farlo subito perché mentre la politica continua a discutere, la gente muore in mare”.
Secondo la cronaca fin qui disponibile, il naufragio si è verificato nel tratto di mare tra Lampedusa e Lampione. ci sono sette cadaveri ripescati, ma si teme che ci siano altri dispersi. Tra quei corpi una donna che avrebbe partorito a breve.
Scrive su Facebook il parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra: “Ancora una volta la morte torna e disturbare l’estate spensierata del Mediterraneo. Mentre una parte del mondo discute su come andare in vacanza, un’altra parte cerca di sopravvivere e spesso non ci riesce”.
Sono troppi i fantasmi di Lampedusa. Come il piccolo Yusuf che, quasi un anno fa, venne adagiato in una bara a sei mesi di vita. Fu prima deposto in un feretro per adulti e poi seppellito con una bara bianca, perché era un bambino. Da allora la risposta è stata, come sempre, l’indifferenza. La politica si è divisa, nessuno ha fatto niente. E su Facebook, al cospetto dell’ennesima strage, c’è qualcuno che ride, magari con apposita faccina. Ma come si può ridere? E come si può non condannare?