E’ morta la bambina intubata, con il Covid, all’Ospedale dei Bambini di Palermo. Avevamo scritto la sua storia, abbiamo pregato, come tutti, perché la vicenda si rivolvesse. Purtroppo, la piccola, di quasi undici anni, che, a quanto trapela, aveva una situazione di salute complicata, non ce l’ha fatta. Stamattina ha chiuso gli occhi in quella stanza super-tecnologica, dove era guardata a vista, che ospitava la sua lotta.
La bambina era stata ricoverata al ‘Di Cristina’, un altro bimbo di quasi due mesi all’ospedale ‘Cervello’: entrambi positivi al Covid, lei alla variante Delta. Oggi, la notizia tragica della morte. Dall’Ospedale dei Bambini giunge la portata di un grandissimo dolore e del profondo scoramento di medici e infermieri che hanno lottato allo stremo.
“Ho visto i medici e gli infermieri piangere – dice la dottoressa Maria Lucia Furnari, responsabile della direzione medica del nosocomio -. Quando succede una cosa del genere siamo tutti molto scossi”.
Ed è il dolore che va considerato nella sua pienezza, in questo momento tragico per una bambina e per la sua famiglia. Il dolore che ha bisogno di affetto e solidarietà. Noi mandiamo il nostro abbraccio ai genitori e alla famiglia della piccola: a tutti quelli che stanno soffrendo in questo terribile frangente.
“Sebbene la criticità della situazione era apparsa, da diversi giorni, in tutta la sua gravità questa morte ci colpisce forse più delle altre. L’infezione da Sars Co2 nella variante Delta ha definitivamente destabilizzato il precario equilibrio organico di una paziente che da anni soffriva di una patologia rara e congenita. La Direzione Strategica dell’Arnas Civico è, con sentito cordoglio, vicina ai genitori della piccola che per anni sono stati in prima linea nella difesa dei diritti delle associazioni e dei malati per gli interessi dei quali si battevano. Ma offre anche solidarietà e ringraziamento quanti tra medici, infermieri e operatori sanitari tutti si sono prodigati, in tutti questi anni, nell’assistenza alla piccola, sia a livello ambulatoriale che in reparto di ricovero, divenuta, nel tempo una persona di famiglia. Molti di loro, domani, chiudendo per sempre la sua cartella clinica, il suo diario ambulatoriale, leggeranno quel nome con commozione. Non sarà facile dimenticarlo. Anche quando quelle carte passeranno in archivio. Perché è il simbolo agghiacciante dell’atrocità di una malattia che non ha pietà di colpire le persone più deboli e indifese”. Così il dottore Salvatore Requirez, direttore sanitario dell’ospedale Civico e del ‘Di Cristina’.