Catania e l'inchiesta al Comune: "Nessuno si è messo soldi in tasca"

Catania e l’inchiesta al Comune: nessuno si è messo soldi in tasca

L'indagine sui bilanci. L'assessore difende sindaco e amministrazione.

L’assessore alla Mobilità Giusto Catania, da sempre in sintonia con il sindaco Orlando, non vuole entrare nel merito dell’inchiesta che riguarda il primo cittadino e altri, fra assessori e burocrati, per i conti ‘falsati’ dei bilanci, almeno secondo le accuse. Non vuole parlarne, cioè, da un punto di vista giuridico, perché – dice lui – gli interessa il punto politico.

Assessore, a prescindere dalle necessarie garanzie e dal procedimento giudiziario, quello che emerge dal racconto di un’indagine offre già uno spaccato di crisi politica e amministrativa. E’ d’accordo?
“Una premessa”.

Prego.
“La vicenda seguirà il suo corso dal punto di vista giudiziario, appunto, che non mi compete, comunque sono fiducioso nel lavoro della magistratura. Passiamo subito alla questione politica.

Qual è, secondo lei?
“Quello che sta accadendo dimostra le difficoltà estreme nel governo degli enti locali per una serie di responsabilità esterne al governo degli stessi enti locali e non lo scopriamo adesso che sono stati massacrati da trasferimenti ridotti, da vincoli inutili, arbitrari e scriteriati che hanno ingabbiato la spesa”.

Tutta colpa degli altri?
“Mi pare evidente lo scenario. Mancanza di risorse, impossibilità di assumere, solo in Sicilia ci sono oltre duecento Comuni che non hanno fatto il bilancio e non lo faranno. A Napoli e a Torino sono arrivati tanti milioni per chiudere i bilanci. Siamo su una scala molto più grande che prescinde da chi governa e da come governa”.

Dalle intercettazioni, però, si ricaverebbero momenti estremi di tensione, accuse reciproche e lei stesso parrebbe in una posizione di forte critica rispetto ad alcune situazioni.
“Siamo amministratori pubblici, con le normali valutazioni e la normalissima dialettica del confronto. Vuole sapere cosa penso del bilancio del Comune?”.

Certo.
“Che il Comune di Palermo si doveva indebitare di più, casomai, perché ha una grande capacità di indebitamento e il debito non è il male assoluto, ma una semplice modalità Keynesiana della spesa pubblica”.

Invece?
“Ci siamo lasciati comprimere nella strettoia dei vincoli di stabilità. Io, come è noto, sono stato sempre d’accordo per accendere un mutuo e finanziare le infrastrutture della città”.

Scusi se insistiamo. Da quello che si legge, sempre ritenendo estranei a ogni giudizio, al momento, gli aspetti giuridici, non sembra che il clima fosse sereno tra di voi. Qualcuno potrebbe addirittura parlare di opacità.
“Non c’è nessun problema all’interno dell’amministrazione che rimane una macchina complessa ed è fisiologico, ripeto, che ci siano sensibilità diverse. La direzione di marcia è chiara. L’opacità è una sensazione che può nascere dal tecnicismo degli argomenti”.

Insomma, lei mette la mano sul fuoco…
“Io ricordo soltanto il fatto che, da quello che so, mi pare lampante. Non c’è uno che viene colto con le mani nella marmellata per fini personali, per interessi privati o ruberie. Ci sono stati errori, forse. Nessuno però si è messo i soldi in tasca. Sarà comunque tutto accertato dalla magistratura”.

Dunque, lei non si sposta di un millimetro?
“Io condivido e sposo il fine politico di questa amministrazione. Sono per i fini politici raggiunti ovviamente con mezzi leciti. Se avessi sentito puzza di bruciato, sarei andato io stesso in Procura”.

Come ne esce il sindaco Orlando, secondo lei?
“Come un sindaco in palla che vuole continuare a svolgere una funzione importante anche per il futuro. Avrebbe potuto salutare tutti, alla luce della sua indiscutibile storia, ma è qui. Altrimenti non si sarebbe impegnato in un piano di riequilibrio per i prossimi quindici anni, scongiurando il dissesto. Orlando c’è. Altro che tirare i remi in barca. In ogni caso, inchiesta e condizione del Comune sono ambiti separati”.

Domanda politica: lei si candiderà a sindaco nel 2022?
“Io voglio fare l’allenatore dell’Inter. E’ il mio unico obiettivo”.

E se non dovesse capitare?
“Il preside del liceo classico ‘Umberto’”.


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