L’Italia, sin dal primo momento del conflitto, si è detta pronta ad accogliere i profughi ucraini che cercano rifugio. Le famiglie che hanno accolto e accoglieranno chi scappa dalla guerra sono in attesa di capire se da parte dello Stato riceveranno degli aiuti, ma sembra si vada per l’ok, infatti è in arrivo un’ordinanza del Dipartimento della Protezione civile, che dovrebbe stabilire gli aiuti stanziati per ogni profugo in arrivo nel nostro Paese.
Si tratta di contribuiti per coloro che trovano un’autonoma sistemazione e fondi per Regioni, Comuni e associazioni e per le famiglie che accolgono, per un totale di 428 milioni che il governo ha messo a disposizione per l’accoglienza degli ucraini. La maggioranza è ospitata presso familiari e conoscenti, ma una parte ha trovato alloggio presso famiglie italiane. Ci sono poi quelli che sono stati presi in carico dalle associazioni di volontariato, e quelli che si trovano nelle strutture dei sistemi Cas e Sai del Viminale, che sono stati ulteriormente potenziati in vista dei flussi arrivo. La rete dell’accoglienza offre quindi destinazioni diverse, per le quali la Protezione civile prevede differenti forme di supporto.
Per circa 60mila persone che hanno trovato autonoma sistemazione, e godono della protezione temporanea, è previsto un contributo di 600 euro al mese, fino a un massimo di 900 per nucleo familiare, per un periodo di tre mesi a partire dall’ingresso in Italia, fino al 31 dicembre di quest’anno.
Il decreto Ucraina, inoltre, ha ampliato fino ad un massimo di 15mila i posti di accoglienza diffusa attivati attraverso il Terzo settore e dagli istituti religiosi. Per l’accoglienza in questa rete verrà stanziata una quota di 30 euro al giorno a persona. Se ad ospitare sono famiglie, ci sarà per loro un sostegno per le spese affrontate, come le bollette o la spesa. Previsti poi 152 milioni di euro da stanziare nel 2022 per le Regioni, in base al numero di persone accolte, come contributo forfettario per l’accesso alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale, fino ad un massimo di 100mila persone.