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Raffaele come Giulio | Il potere logora chi…

Lombardo l'invincibile
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Gli rimescolano le carte. Scommettono sulla sua caduta, gli tendono sgambetti, gli fanno le corna. Lui è di marmo. Tira avanti con la sua prassi consolidata del potere. Non si cura di loro. Guarda, passa e comanda. L’ultimo è stato Salvino Caputo. Ha predetto: “Le divergenze sulla composizione del governo regionale, gli incontri di Lombardo con gli alleati, senza il Pd e il pressing sulla legge elettorale dopo avere affossato la legge sulle semplificazione amministrativa sono segnali politici forti che dimostrano come l’idillio tra il Pd e Lombardo sia finito e che questo governo non ha più una maggioranza politica e parlamentare. Si vada al voto anticipato”. Figuriamoci. Il presidente con i baffi sorride senza nemmeno curarsi di nasconderlo.  Ora, può darsi che si venga smentiti subito dopo, per un capriccio del destino e del vento. Nel calcio e nella politica, etc, etc, etc… Tuttavia, più passano i giorni, più Raffaele (Lombardo) somiglia a Giulio. Giulio, sì. E non c’è bisogno di cognomi.

Non ci riferiamo alle rispettive e incommensurabili vicende penali. Il cuore della similitudine sta nella massima andreottiana, vera o apocrifa: “Il potere logora chi non ce l’ha”. E’ il rapporto esatto tra il governatore e i suoi nemici. La sindrome è identica. Lui, Raf,  fischietta, loro si affannano. Lui è sereno, lieto come una buona  Pasqua. Leontini, ogni volta che parla o che manda comunicati, è a rischio ictus. Lui sorride, loro si incupiscono. Lui tira avanti nella sua immobilità circolare, loro corrono in cerchio e non la beccano mai. Insomma, si capisce come Raffaele da Grammichele abbia perfettamente assorbito il suo passato da democristiano e l’abbia reso un carapace, uno zoccolo duro, un elisir di lunga vita. Regnare senza governare, mentre gli avversari marciscono nella polvere che hanno sollevato. Non è il succo mirabile, in cinismo e realpolitik, dell’esperienza andreottiana?

Solo l’avvento di un nuovo e temerario procuratore a Catania, con la celebre indagine ancora aperta, potrebbe increspare le rughe sulla fronte di Raffaele il Conquistatore. Ma lui saprebbe come muoversi anche in quel frangente, vispo e lucido come un’anguilla, sicuro della propria immacolata coscienza. E poi forse arriverà l’archiviazione. Già, perché il presidente Lombardo ha nell’arco perfino una freccia in più del suo mentore occulto e inconsapevole. E’ fortunatissimo.

(nella foto Tony Servillo nel film “Il Divo”)


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