La Direzione Investigativa Antimafia sta eseguendo una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del tribunale di Palermo nei confronti di un imprenditore edile palermitano pregiudicato, Andrea Impastato, 62 anni, di Cinisi (Palermo) sorvegliato speciale, già indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. L’imprenditore, che gestisce una cava nel palermitano, è accusato di avere gestito affari ed aziende nell’interesse dei vertici di Cosa nostra.
Avrebbe imposto per la costruzione del passante ferroviario e per il rifacimento del porto di Balestrate di acquistare il calcestruzzo dalla sue società. Affari gestiti per conto dei boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa la Dia ha arrestato Andrea Impastato, 63 anni, già sorvegliato speciale. L’ordine di custodia cautelare é stato firmato dal gip del tribunale di Palermo, Riccardo Ricciardi. Nel covo di Provenzano dopo il suo arresto fu trovato un ‘pizzino’ datato 25 febbraio 2006, che sarebbe stato scritto da Lo Piccolo che era in quel periodo latitante. Il boss del quartiere San Lorenzo informava il capomafia di Corleone dell’imminente partenza dei lavori per la realizzazione della metropolitana, invitandolo a fornire il nome di qualche imprenditore di sua conoscenza nella produzione e nella fornitura del calcestruzzo che sarebbe stato inserito nel consorzio che stava creando proprio con Impastato: “..Lo informo, che siccome in breve (forse in aprile) dovrebbe iniziare la metropolitana che è un grosso lavoro e quindi le volevo chiedere che se le interessa qualche calcestruzzi di fare lavorare me lo faccia sapere che la inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea Impastato. In merito attendo sue notizie.” Le intercettazioni sia telefoniche che ambientali confermarono successivamente la diretta partecipazione delle imprese riconducibili a Impastato nei lavori del passante ferroviario attraverso la fornitura del calcestruzzo nei diversi cantieri, che nel frattempo erano stati aperti lungo la tratta compresa tra Carini ed il quartiere di Brancaccio. Nella stessa inchiesta è stato indagato Domenico D’Amico, 61 anni, gia condannato per mafia, con l’accusa di trasferimento di quote delle sue società ad alcuni suoi familiari incensurati, per evitarne il sequestro.