"Devo essere morta per entrare?" - Live Sicilia

“Devo essere morta per entrare?”

Le voci di Villa Sofia
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Una deve essere morta per entrare?”. “Io sono la numero 85 e sono arrivati al numero 65, non uscirò prima delle undici, per fortuna che molte persone sono andate via: e certo, preferiscono morire a casa”. “Sono qui dalle tre e mezza, sono le sette e ce ne sono sei prima di me, ma dalle sei di questo pomeriggio è entrato solo un codice verde. Ma che fanno? Io non capisco: quanto ci vuole per visitare una persona?”. Fuma e non si da pace il signore in attesa al Pronto Soccorso di Villa Sofia, che si è fatto teatro di grandi colpi di scena, visto che, come si legge da un comunicato dell’azienda ospedaliera, si è autosospenso il direttore di “Medicina e chirurgia, d’accettazione e d’urgenza”, il dottor Baldassare Seidita, a seguito delle polemiche sulle lunghe le attese al Pronto Soccorso pubblicate da “Repubblica”.

Dallo schermo appeso nella sala d’attesa si legge che qualcuno è arrivato alle 13.54, qualcuno alle 14.10. Sono le 19, molti hanno ceduto e sono andati via. Su una striscia scorrevole dello schermo è però sottolineato che il tempo previsto d’attesa per il codice verde è di cinque ore, ma che il tempo stimato è “puramente indicativo”. E ci sono pure tre punti esclamativi. Ci sono 13 pazienti in attesa, e molti sembrano “pazienti” davvero. “Sono appena arrivato e so che non uscirò prima di mezzanotte. Che dobbiamo fare? Santa pazienza. Ho il cuore in pace”. Qualcuno è lì per accompagnare la madre che è scivolata e adesso dice che sta seduta sta bene, ma appena si mette in piedi ha dolori forti.

In tutto nella sala ci sono non più di venti persone, e qualche mosca. Qualcuno si consola con le macchinette sputa snack ipercalorici ma se arrivano barelle con pazienti gravi entrano subito: sono dei codici rossi e quelli non aspettano. Su questo sono tutti d’accordo. “Io sarei andata da un medico privato, avrei pagato volontieri pur di non aspettare tanto oggi, ma sono tutti in ferie. A pagamento non esistono le attese”: dice un signora che preferisce non essere menzionata, come gli altri, e che sente rispondersi dalla vicina che lei l’anno scorso una volta ha aspettato da mezzogiorno a mezzanotte. Innescando i tipici discorsi da sala d’attesa.

Una mamma aspetta che diano dei punti al mento di sua figlia e nel frattempo passa il turno un signore, ma è agli arresti domiciliari e dicono che questa è la prassi: deve essere a casa a degli orari ben precisi. A Villa Sofia si aspetta. E’ la normalità.


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