Il tradimento del socio, l’incontro con il mediatore Pierpaolo Ingrassia, l’arresto del deputato del Pd Gaspare Vitrano ma anche i tormenti di un imprenditore che si scopre vittima di un’estorsione e di una macchina bruciata. Gianni Correro, il titolare della ditta Tecnotel che ha denunciato il sistema di mazzette nel fotovoltaico e ha fatto arrestare Vitrano e Ingrassia, parla della sua esperienza sulle pagine dell’edizione locale di Repubblica.
“Non mi pento di nulla, rifarei tutto da capo, ma la mia tranquillità è finita il giorno in cui ho scoperto l’infedeltà del mio socio. Dopo l’incendio della mia auto, ho installato 40 telecamere nel condominio in cui abito”. La vicenda parte con la scoperta che Davide Di Vita, ex socio, lavorava per ditte concorrenti dopo aver preso contatti per una commessa nel fotovoltaico. “Mi fidavo di lui, mi sembrava un buon affare. Dopo aver rotto con lui ho ricevuto la telefonata dell’ingegnere Ingrassia”.
Il primo incontro è in viale Lazio: “Mi disse che dovevo pagare 50 mila euro, altrimenti non avrei più lavorato, mi chiamava continuamente nei giorni seguenti, mi sentivo tormentato”. Poi la decisione di rivolgersi alla Polizia e il secondo incontro con Ingrassia, ma stavolta con un giubotto pieno di microspie. “Mi fece i nomi di Vitrano e Mario Bonomo, deputato dell’Api, non sapevo chi fossero, mi disse che i soldi andavano a loro. Poi l’11 marzo ci incontrammo di nuovo per consegnare la busta, chiamò Vitrano al telefono e ci spostammo all’Asp. Temevo saltasse tutto”.
All’Asp l’incontro con Vitrano, la consegna della busta e l’intervento della Polizia. “E’ scoppiato l’inferno, sono entrati decine di agenti e Vitrano e Ingrassia non li ho più visti, sono scomparsi fra i poliziotti”.