Un’inchiesta internazionale su un giro di fatture false fa tappa anche a Palermo. In queste ore sono in corso perquisizioni in mezza Europa, Italia compresa. Nel capoluogo siciliano i finanzieri hanno fatto visita negli uffici di una nota famiglia di armatori. Sotto inchiesta ci sono Pietro, Giovanni, Alfredo e Federica Barbaro. Anche loro farebbero parte di un intreccio finanziario tutto da chiarire. Roba da mobilitare Eurojust, l’Unità di cooperazione giudiziaria dell’Unione europea.
L’indagine è partita dall’Olanda dove gli investigatori hanno scoperto l’esistenza di una società creata da due esperti di finanza per trasformarla in una centrale per l’emissione di false fatture. Qualche mese fa uno dei soci scappa a Dubai con una barca di soldi e l’altro decide di denunciarlo. Emerge così che agli olandesi si sarebbero rivolti i titolari di imprese di mezza Italia: Roma, Milan, Firenze, Cagliari, Genova, Bologna, Prato e Palermo. Nel capoluogo siciliano l’indagine dei finanzieri del nucleo di Polizia tributaria è coordinata dal procuratore Francesco Messineo e dai sostituti Calogero Ferrara e Claudia Bevilacqua. Le ipotesi contestate sono frode fiscale, riciclaggio e utilizzazione di fatture false.
Il meccanismo, piuttosto complicato, può essere riassunto così: la società emette fatture per finti acquisti di beni e servizi i cui ricavi vengono trasferiti nei paradisi fiscali della Isole Cayman e Bahamas. Per farli rientrare in Italia successivamente vengono create alcune società cosiddette in house. Le imprese, quindi, portano le finte spese in detrazione per pagare meno tasse. Nel caso della famiglia Barbaro sarebbe emerso che gli armatori siciliani avrebbe comprato per venti milioni di euro sei navi in Corea. Navi che esisterebbero solo sulla carta. A Palermo è stata scoperta la più cospicua delle presunte frodi che complessivamente raggiungono i cento milioni di euro. Perquisizioni sono in corso, oltre che in Italia e Olanda, anche in Spagna, Lussemburgo, Finlandia, Polonia, Monaco e Dubai.