Davanti all’Hotel Delle Palme la parola più gettonata è “Cracolici”, seguita immancabilmente da un’espressione poco carina. Da qui a poco l’Idv si riunirà in conclave, aperto a iscritti e simpatizzanti. Sono le quattro del pomeriggio. Overture di prammatica di Pippo Russo, ma il pezzo forte, attesissimo, è Leoluca Orlando, candidato primaverile. Maliziosamente si potrebbe tirare fuori dalla memoria un definizione che Montanelli scolpì per Fanfani “Il Rieccolo”. Narrano che Fanfani si adombrò, proprio tanto. Nel frattempo, la platea scalda i motori nel libero esercizio dell’invettiva contro il nemico, nel caso specifico contro l’uomo rosso del Pd, sì, Cracolici. “Perciò, si permette di dire che ci fu inciucio tra Luca e Costa”. E giù un’altra carineria irriferibile. Si aspetta e si chiacchiera in libertà, come accade tra sigarette e caffè Borghetti allo stadio, con la testa già all’imminente partita.
Bar dello sport. Prima voce narrante: “Luca è fortissimo. Un consigliere del Pdl mi ha confidato che sua moglie vota per Orlando. Ha fatto una faccia…”. Seconda voce narrante: “Mi ha telefonato Aricò. Stima moltissimo Luca. Quasi quasi gli dispiace battagliare. Al ballottaggio vedrete che sorpresa!”. Frase suggellata da un gran sfregamento di palmi. Terza voce narrante: “Secondo il sondaggio, Luca è in recupero. Ferrandelli è in vantaggio. Costa sta calando”. Una mano dalla vetrata dell’albergo invita all’ingresso nella saletta. Si comincia.
Tocca a Pippo Russo, provato dalle vicissitudini politiche di questi giorni stropicciati. E stropicciato appare pure lui. Infatti, accenna alle “notti insonni, piene di tormento”. Il resto è il consueto armamentario Idv. Sulle primarie inquinate. Su Lombardo. Su altri candidati (chissà chi) colpevoli di patti scellerati. In platea ci sono antichi protagonisti della Primavera. C’è Emilio Arcuri, tale e quale al suo sosia di parecchi anni fa. Dipende da come si giudica. Agli antipatizzanti parrà una minestrina riscaldata. Ai simpatizzanti la visione d’insieme provoca già il calore corroborante dell’ultima scena di “Excalibur”, quando Re Artù riparte alla carica con tutti i cavalieri della tavola rotonda, meno Lancillotto per questioni di femmine. Pippo Russo legge: “Non ci saranno liste con la scritta Orlando, è una battaglia di tutti. Una bella battaglia che vale la pena di combattere. Sarebbe stato meglio candidare Luca subito? Meglio scegliere la linearità del percorso”. Forse la domanda rivela un freudiano cruccio sepolto nell’inconscio.
Eccolo il “Rieccolo”. Leoluca Orlando si ferma un attimo prima del bagno assembleare per parlare con i cronisti. Che effetto le ha fatto l’abbraccio dell’Amia a Palazzo delle Aquile? Il Professore la prende alla larga: “Ho visto i diritti calpestati di Palermo. E’ stato un richiamo alla mia responsabilità. C’erano dei turisti tedeschi a piazza Pretoria, mi hanno riconosciuto e ci siamo messi a discutere”. Ingresso, finalmente. Applausi e qualche entusiastico grido di giubilo. Pippo Russo conclude. Sul pulpito l’uomo che si candida, nonostante l’aramaico. Racconta di nuovo la parabola dei visitatori teutonici. Concilia: “Stop alle polemiche. Non raccolgo le provocazioni – e nel minuto precedente s’era levata la rabbia schiumante di Russo: “Come si permette Cracolici di insinuare? – mi occuperò di Palermo, Siamo abituati alle sfide difficili”. Amia e Gesip: “L’impoverimento dei lavoratori mortificati dall’arricchimento degli amministratori”. Metafora del fontaniere: “Se un impianto idraulico si rompe per colpa di un ragazzino, bisogna richiamare chi l’aveva progettato”. La promessa: “Appuntamento il 7 maggio a Palazzo delle Aquile”. La confessione: “Passo le mie notti a studiare la situazione del Comune”. Altre ore di sonno smarrito, altre occhiaie. Chissà se serviranno a tornare a Palazzo, dal portone principale, con la promozione in tasca e lo scettro di “Sinnacollanno”.