Catania. Il giuramento di tre nuovi assessori è probabilmente l’ultimo atto qualificante della giunta targata Pogliese-Bonaccorsi. Un avvicendamento sì utile a non bloccare il funzionamento della macchina amministrativa. Ma anche il segnale di come il conto alla rovescia per le dimissioni del sindaco sia di fatto partito. Una sensazione dettata dai fatti, prima ancora che dalle analisi. A partire dalla scelta dei nomi (Adriana Patella, Cinzia Torrisi e Viviana Lombardo). Nient’affatto delle prime linee della vita politica etnea. E neanche esponenti del consiglio comunale in carica.
Mosse e contromosse
Se i membri del Senato cittadino hanno preferito rimanere a Palazzo fino alla scadenza naturale della consiliatura, vuol dire che il tempo stringe davvero. Due nomi sugli altri erano considerati prossimi al passaggio naturale in giunta: l’autonomista Sebastiano Anastasi (presidente della commissione Servizi sociali) e il pogliesiano Santi Bosco (analogo della commissione Attività produttive). Invece no: nessun avvicendamento. Il motivo è tra i tanti non-detto di questa fase cittadina.
Prima ancora di Roberto Bonaccorsi, è il sindaco Salvo Pogliese (attualmente sospeso) a non aver esplicitato pubblicamente i propri piani. “L’ipotesi razionale – avvertono a microfoni off membri dell’inner circle pogliesiano – è che al processo d’appello non si presenterà con la fascia tricolore addosso”. Gli avvocati sconsigliano infatti di affrontare i giudici rimanendo ancora in carica. Lo scopo è non costringerli a un verdetto esemplare. Insomma, la linea difensiva non ammette tentennamenti; mentre la data fissata sul calendario è il 9 giugno prossimo, giorno più o giorno meno.
Il calendario
Difficile – a quanto risulta – che Pogliese possa procrastinare l’uscita di scena. In fondo, il secondo grado non conosce tempi tanto lunghi quanto il primo. Una volta presentate, le dimissioni diverranno irrevocabili non oltre i 20 giorni. Dopodiché arriverà il commissario nominato dal presidente della Regione che prenderà le redini della giunta. Il consiglio comunale, invece, resterà in carica fino all’esito delle prossime elezioni, che si terranno nella primavera del 2023.
C’è un terzo nome che, a quanto risulta al nostro giornale, sarebbe stato compulsato per un rientro in Giunta. Si tratta del capo politico dei leghisti catanesi, Fabio Cantarella. Il quale avrebbe ribadito la necessità di una verifica programmatica previa con tutti i partiti del centrodestra. I dettagli sono nella nota congiunta firmata assieme al commissario provinciale dell’Udc, Mario Brancato.
“L’atto d’amore è finito”
Mai quanto ora i due partiti dell’ormai ex maggioranza sono stati tanto duri con Roberto Bonaccorsi e Salvo Pogliese. Le nomine dei tre nuovi assessori – dicono – “si tradurranno esclusivamente in uno spreco di denaro pubblico dopo i tanti sacrifici fatti per attingere fondi dallo Stato. Evidentemente – scrivono ancora – l’atto d’amore per Catania è finito e adesso si pensa soltanto a occupare e scambiare poltrone. Per questo motivo non contribuiremo a scrivere questa triste pagina amministrativa che non fa onore a chi ne è l’autore”.
Sinistra italiana
Fuori dal doppio perimetro di Palazzo degli Elefanti e del centrodestra, Sinistra italiana boccia le neo-assessore. “Deleghe importanti per tre personalità con nessuna esperienza politica/amministrativa e che non avranno il tempo per acquisirla”, scrivono Giolì Vindigni e Pierpaolo Montalto. Anche qui, il riferimento è alle possibili dimissioni di Pogliese.
L’attacco, però, non finisce lì. “È chiaro che ci troviamo di fronte – avvertono da Si – a scelte legate esclusivamente agli interessi elettorali dell’ex sindaco, del suo partito (FdI, ndr) e della sua maggioranza. I catanesi sono stanchi di questa tragedia. Catania ha bisogno e merita una classe politica migliore!”