Una lettera arrivata in procura nelle scorse settimane potrebbe essere in grado di far luce sul suicidio di Ivana Mercurio, la quattordicenne che nel 1992 si tolse la vita gettandosi dal balcone di casa, nella zona dello Sperone. La missiva porta la firma di Emanuele Puzzanghera, compagno di cella del fratello di Ivana, Fabio, dietro le sbarre per droga. Tra quelle righe si leggono elementi emersi dai racconti in carcere e quindi, l’uomo, alla prossima udienza, testimonierà.
La storia che riguarda Ivana, ancora piena di punti oscuri, si snoda tra reticenze e mezze ammissioni dei parenti, anche dei più stretti. Proprio Fabio, infatti, avrebbe confermato soltanto parzialmente le violenze a cui loro padre sottoponeva sia la madre – accusata di falsa testimonianza – che Ivana. Un atteggiamento invece ammesso dalla sorella minore di Ivana, che ai tempi della vicenda non era ancora nata, ma che racconta di avere sentito parlare spesso di quella storia: “In famiglia si diceva che mio padre la rimproverasse spesso, soprattutto per una relazione che aveva allacciato con un ragazzo che spacciava, Vincenzo Carella. A quanto pare – ha aggiunto – quella sera ci fu una lite furiosa, mio padre minacciò Ivana e lei si buttò dal balcone”.
Quella che portò la 14enne a suicidarsi, quindi, sarebbe l’ennesima e drammatica incomprensione col padre, ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro, specie dopo il ricevimento della lettera da parte di quello che sarà un nuovo testimone. L’unico imputato è infatti Michele Mercurio, il padre della ragazza, accusato di istigazione al suicidio: anche la sorella maggiore della vittima ha raccontato questa mattina la sua verità: il padre, credendo la figlia incinta, avrebbe inseguito la ragazza con un coltello in mano e lei, in preda alla disperazione, si sarebbe così buttata dal nono piano.