PALERMO – Il giovane ha seguito le sorti giudiziarie dell’ex fidanzata. Via libera alla messa alla prova. Lei oggi ha 16 anni, lui 18. Hanno un figlio di pochi mesi. Erano imputati per estorsione e per la morte del padre della ragazzina come conseguenza delle loro azioni. Chiedevano in continuazione soldi, offendevano l’uomo, lo minacciavano e lo hanno spinto a togliersi la vita.
Nei giorni scorsi il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale per i minorenni Nicola Aiello ha accolto la richiesta dell’avvocato Salvatore Ferrante. Il pubblico ministero Francesco Grassi ha dato parere favorevole alla messa alla prova dopo avere preso atto del percorso di revisione critica dell’imputato. Ed è arrivata l’ordinanza del Gip che ha sospeso il procedimento penale. Per due anni il giovane seguirà un percorso in comunità, proprio come era stato deciso per l’ex fidanzata (i due ragazzi si sono lasciati).
“Che Dio abbia pietà di tutti noi“, c’era scritto nella lettera di addio trovata accanto al corpo il 21 marzo dell’anno scorso. Prima di togliersi la vita il padre di lei, 48 anni, aveva scritto due lettere e un testamento. Descriveva l’angoscia di un uomo che ha lottato prima di arrendersi, ma dalla figlia ha ricevuto solo disprezzo. Le interessavano i soldi, una piccola eredità di cinquemila euro della madre morta.
“La morte è una liberazione a cui sono costretto ad andare incontro”, aggiungeva. In aula la ragazzina aveva raccontato i suoi sensi di colpa. “Dovevo capire che mio padre aveva bisogno di me, dovevo aiutarlo prima che accadesse tutto questo”, disse in lacrime. “Ho privato mio figlio della figura del nonno. Voglio essere un buon padre per lui”, disse il giovane.

