CATANIA. “Indagini sospese”, dicono telegraficamente dalla Germania. Tutto interrotto finché non si conoscerà l’esito dell’autopsia: ma di quel risultato, finora non c’è traccia alcuna.
Per quanto tempo una famiglia già dilaniata dal dolore della perdita, dal distacco della morte, dall’essersi ritrovata da sola a lottare contro il mondo, potrà ancora riuscire ad aspettare prima di conoscere un brandello di verità?
Una morte ancora indecifrabile
I mesi passano e della morte, tutto’altro che accidentale, di Anthony Bivona non se ne conoscono ancora le cause. Men che meno della dinamica e delle persone coinvolte: eccezion fatta per i racconti contraddittori e colmi di lacune che arrivano da Darmstadt dove il 24enne adranita viveva e dove ha lasciato per sempre la sua giovanissima vita. Una morte avvenuta tra le scale (forse) della sua casa e tra i mille dubbi (e qui togliamo il forse) di chi fosse davvero presente quella maledetta notte del 18 luglio dello scorso anno e dei momenti che hanno scandito l’arrivo della Polizia.
Le tante incongruenze nella ricostruzione dei fatti
La battaglia accorata e interminabile della famiglia Bivona ed il lavoro certosino e puntuale del legale Francesco Messina nei mesi scorsi avevano portato la Procura della Repubblica di Catania a disporre la riesumazione della salma per effettuare, come detto, l’esame autoptico: un passaggio essenziale e determinante che, però, non ha ancora dato alcun esito.
Il pm tedesco che segue l’inchiesta in Germania ha fermato momentaneamente tutto. E così, stop agli interrogatori: compreso quello di Ilayda l’allora compagna di Anthony. Un altro di interrogatorio non potrà, invece, più essere disposto: è quello a carico di Lina una vicina di casa che aveva fornito indicazioni importanti ma il risvolto inquietante della vicenda è che al momento si trova ricoverata in una clinica psichiatrica.
Nel frattempo, i legali della famiglia Bivona avrebbero chiesto ulteriori foto della scena del ritrovamento del corpo privo di vita dello sfortunato Anthony: tutto nasce dall’essersi accorti che in alcuni degli scatti messi a disposizione della stessa famiglia Bivona, emergerebbe il particolare di un anello che non sarebbe appartenuto al 24enne adranita.
Ma di quelle foto richieste in ogni modo, non è seguita (ad oggi) alcuna risposta.
Così come anche della corda che sarebbe stata utilizzata “nell’incidente” è stato chiesto di poterne conoscere la lunghezza. Ed anche questo è un passaggio determinante: non fosse altro perchè aiuterebbe a comprendere l’esatta compatibilità con la scena presentatisi sulla tromba delle scale dell’edificio.
Il legale tedesco
“In Italia e in Germania è stato fatto tanto ma non siamo all’identificazione del colpevole. Ci sono troppe cose che non tornano. Si potrà capire tutto dall’autopsia”, spiega Alessandro Tedesco, il legale che segue quotidianamente ormai la vicenda in Germania.
L’autopsia dirà molto se non tutto.
Ma, nel frattempo, le lungaggini inevitabili e fisiologiche, le troppe incongruenze, le tante porte sbattute in faccia al solo pretendere un briciolo di verità ed il silenzio di questi mesi alimentano un insopportabile clima che ha una sapore amaro: quello inopportuno e inaccettabile dell’omertà.