CATANIA – Una pena dura. Anzi durissima. La seconda sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta dalla giudice Consuelo Corrao, ha condannato a 14 anni di reclusione e 35 mila euro di multa Orazio Massimino per il reato di usura. Una storia lunga e drammatica quella al centro del dibattimento che è durato quasi dieci anni. Un’indagine che è stata aperta grazie al coraggio di Salvatore Strano e Alfia Pennisi, marito e moglie, che nel 2012 hanno deciso di rivolgersi all’associazione Antiracket Libera Impresa e di denunciare alla Guardia di Finanza etnea.
Tassi usurai fino al 115%
Massimino – che faceva il fioraio con un negozio davanti al cimitero di Aci Catena – ha prestato diverse somme di denaro (in totale tre prestiti di 20 mila euro nel 2006, 18 mila nel 2008, 28 mila 2009) pretendendo da Salvatore Strano interessi usurai tra il 50,2% al 115% annuo. Addirittura l’ultima erogazione di denaro sarebbe servita a pagare le rate degli interessi non pagati. Nel 2011 è arrivata la goccia che ha fatto tracimare il vaso. Per una serie di problemi, anche molto delicati, Strano non è riuscito a pagare alcune rate. Massimino pretendeva 75 mila euro a fronte di 36 mila euro di debiti pregressi.
Il coraggio di denunciare
Una richiesta irricevibile per i due coniugi che hanno dato l’input all’indagine. Gli inquirenti così hanno organizzato con le fiamme gialle l’appuntamento che ha permesso di portare agli arresti l’imputato. Una ‘registrazione’ dove ha, nei fatti, ammesso i prestiti e le pretese di interesse usurai. In questi anni Strano ha deciso di trasformare la sua esperienza in testimonianza attiva. Da diverso tempo infatti è impegnato nella diffusione della legalità e dell’importanza della denuncia con l’associazione Libera Impresa. Il primo obiettivo è dare sostegno alle vittime di usura ed estorsione nel territorio di Aci Catena e di Acireale.
La sentenza
Il Tribunale di Catania oltre alla condanna esemplare di 14 anni ha disposto la confisca dei beni dell’imputato escluso un conto corrente intestato a terzi. Massimino infatti è stato anche destinatario di un sequestro del valore stimato dai finanzieri in 2 milioni di euro. Inoltre il fioraio è stato condannato al risarcimento dei danni in favore di Salvatore Strano e della moglie Alfia Pennisi che hanno sempre avuto ”fiducia nella magistratura”. I due coniugi sono stati assistiti rispettivamente dall’avvocato Michele Ragonese e Carlo Peluso. Risarcimento previsto anche per l’associazione Libera Impresa (8000 euro). Il presidente Rosario Cunsolo si è detto molto soddisfatto per la ‘sentenza’.
La difesa
Le motivazioni del verdetto arriveranno tra 90 giorni. L’avvocato Francesco Antille, difensore di Massimino, è già pronto al ricorso in appello.