"Lupo può candidarsi, Caterina Chinnici si contraddice"

“Lupo può candidarsi, Caterina Chinnici si contraddice”

Il dibattito nel Pd e la bacchettata del professore Corso.
LA POLEMICA
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“Per la Costituzione e per la legge Severino, Giuseppe Lupo (nella foto) è perfettamente candidabile alle regionali in Sicilia: quando si dice che un decreto di citazione a giudizio impedisce una candidatura significa affidare la decisione alle Procure e questo lede il principio della separazione dei poteri. Lupo è stato rinviato a giudizio, non è stato condannato”. Lo dice all’ANSA il giurista e avvocato cassazionista, prof. Guido Corso, in merito al caso del deputato del Pd la cui ricandidatura è in dubbio per le perplessità mosse da Caterina Chinnici, candidata governatrice dell’area progressista.

Storico dirigente del Pd e in passato anche segretario regionale, Giuseppe Lupo è attuale capogruppo dei Dem all’Assemblea siciliana, dove è alla sua terza legislatura. Alle recenti amministrative di Palermo è stato eletto consigliere comunale: il partito l’ha candidato nonostante il rinvio a giudizio di tre anni fa per una presunta corruzione nell’ambito dell’inchiesta Saguto e per questa vicenda era stato inserito tra gli “impresentabili” dalla commissione nazionale Antimafia. Caterina Chinnici però ha chiesto ai partiti che la sostengono di non candidare persone rinviate a giudizio.

Il prof. Corso afferma: “La materia è regolata solo dalla legge che è prioritaria rispetto a eventuali principi stabiliti da statuti o codici etici dei partiti; ma anche in questo caso non c’è alcuno motivo per escludere Giuseppe Lupo. Del resto se guardiamo alle politiche, il Pd ha candidato nuovamente Piero Fassino, che è a giudizio, e mi pare che ci siano altri casi come quello del figlio del governatore De Luca in Campania. A livello nazionale dunque non è stato adottato il criterio che si vuole imporre in Sicilia, come se i siciliani fossero cittadini di serie B “.

“Chinnici sa benissimo che la Costituzione sancisce il diritto all’elettorato passivo e solo la legge stabilisce i requisiti e indica fatti e presupposti per l’incandidabilità – aggiunge il giurista – Purtroppo dagli anni Novanta vige una cultura giustizialista, ora stiamo andando persino oltre. L’Italia è una anomalia. A parte il discorso sulla presunzione d’innocenza, è inimmaginabile che si prefiguri la colpevolezza senza una condanna: tutto questo è offensivo per i siciliani oltre che illegittimo sotto tanti profili”. Quindi la chiosa: “Caterina Chinnici è un magistrato e conosce benissimo la materia, quanto sta accadendo è in contraddizione con la cultura giuridica, democratica e liberale”. L’eventuale esclusione riguarda altri due esponenti del Pd: Angelo Villari e Luigi Bosco, entrambi imputati a Catania. (ansa)


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