Professore Savagnone, come ci stiamo avvicinando alle elezioni?
“Male, mi sembra. La scena è appannaggio di chi la spara più grossa. Non ci sono programmi concreti, non ci sono riflessioni e c’è, all’orizzonte, il Melonismo, se vogliamo chiamarlo così. Sono molto preoccupato”.
Giuseppe Savagnone, professore di filosofia, attento intellettuale cattolico, responsabile del sito della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo, www.tuttavia.eu, scrittore ed editorialista, lo ha, appunto, scritto con nettezza: “La Meloni è la sorpresa. Non sappiamo se e quanto la sua ascesa possa essere paragonata a quella del fascismo. Ma nei libri di storia c’è scritto che, ovunque esso è andato al potere, lo ha potuto fare per la debolezza e talora lo stato confusionale dei suoi avversari. Questa sì, mi sembra una sicura analogia con quanto sta accadendo oggi in Italia”.
Glielo domando, con altrettanta nettezza, professore, Giorgia Meloni, secondo lei, è fascista o non lo è?
“Cosa intendiamo per fascismo? Un fenomeno storico, ma possiamo anche spiegare cosa fu, nelle sue categorie sempre attuali: un regime che nacque, con una estrema disinvoltura ideologica, sull’autoritarismo, in un momento economicamente difficile, molto simile a questo. Mi pare che un rischio ci sia”.
Ma c’è anche la democrazia.
“Certo, non parliamo del fascismo in senso classico e storico. Ne parliamo, però, come bacino di contenuti, come tensione al potere a ogni costo. E poi noi non siamo una democrazia forte come, per esempio, la Francia. Gli altri sono immunizzati, noi no. Se passerà il presidenzialismo, il Parlamento potrebbe diventare il braccio del leader di turno, anche della Meloni. Non è un caso che se ne ritorni a discutere proprio adesso”.
Siamo così fragili, dunque?
“Sì, lo siamo. Il contesto ricorda quel primo dopoguerra che preparò l’avvento di Mussolini, con le altre forze politiche, di sinistra e liberali, divise a allo sbando. Non sto dicendo che Giorgia Meloni sia Benito Mussolini, ma che, in un tempo diverso, c’è un clima che non può lasciare tranquilli, proprio per le analogie che sottolineavo”.
Chi è Giorgia Meloni, secondo lei?
“Una populista, una pasionaria che agita le emozioni della gente, pur non avendo fatto politicamente niente di rilevante, se non opporsi, irrazionalmente, alla razionalità di Draghi. Ecco perché sono preoccupato, per una continua demolizione nella coscienza pubblica di ogni argine”.
Lei teme, dunque, il presidenzialismo?
“Sì, perché cambierebbero le regole del gioco in modo pericoloso. Non cambierebbe la rotta, ma proprio la barca”.
E la sinistra?
“Si è politicamente suicidata, come dimostra la vicenda siciliana. Anche qui Pd e M5S consegneranno il potere nelle mani del vecchio. Sono errori gravissimi. Letta ha esorcizzato i Cinque Stelle e Conte, per ripicca, ha rotto, A livello nazionale, poi, registriamo il pasticcio dell’allontanamento da Calenda dopo l’intesa”.
Ne fa un discorso di schieramenti?
“Per niente, ne faccio un discorso di principio sulla tenuta del sistema democratico e sui valori. La politica è un gioco che, in democrazia, si può giocare sotto diverse forme. Ma il punto è quando cambia lo schema e c’è una novità che ci porta, potenzialmente, verso l’ignoto”. (Roberto Puglisi)