"Nessuno chiese dei proiettili| che uccisero Sebastiano Bosio" - Live Sicilia

“Nessuno chiese dei proiettili| che uccisero Sebastiano Bosio”

Il direttore dell'istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo, Paolo Procaccianti, ha deposto al processo contro Nino Madonia, accusato di essere l'assassino del medico ucciso il 6 novembre 1981. "I proiettili che uccisero Bosio non sono stati richiesti fino al 2010" ha detto.

Palermo, la testimonianza di Procaccianti
di
2 min di lettura

Ad uccidere il professor Sebastiano Bosio furono cinque proiettili calibro 38, esplosi a meno di un metro di distanza. Il primario di chirurgia vascolare dell’ospedale Civico di Palermo venne assassinato in via Simone Cuccia nel tardo pomeriggio del 6 novembre 1981. Nei vent’anni successivi all’omicidio, però, a nessuno degli investigatori venne in mente di chiedere notizie sull’arma del delitto. I particolari di quell’esecuzione sono stati riferiti da Paolo Procaccianti, direttore dell’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo, che soltanto stamattina ha deposto al processo contro Nino Madonia, accusato di essere l’assassino del medico palermitano.

Per trent’anni Procaccianti ha custodito nella cassaforte dell’istituto di medicina legale quattro dei cinque proiettili (due integri e due deformati) che sarebbero stati esplosi da Madonia contro il chirurgo. “In quegli anni c’erano fino a quattro omicidi al giorno – ha spiegato Procaccianti alla corte d’assise presieduta da Alfredo Montalto – da noi si accumulava un sacco di materiale probatorio. Molti reperti li abbiamo consegnati, i proiettili che uccisero Bosio però non sono stati richiesti fino al 2010”.

Le indagini per l’omicidio di Bosio furono archiviate negli anni ’80, riaperte nel 1995 e poi di nuovo archiviate fino al 2005, quando il sostituto procuratore Lia Sava ha aperto un nuovo fascicolo in relazione alle dichiarazioni dei pentiti Francesco Di Carlo e Francesco Marino Mannoia. Secondo il racconto dei collaboratori di giustizia, tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, Cosa Nostra aveva spesso bisogno di medici compiacenti che curassero i boss feriti nelle frequentissime sparatorie che sarebbero passate alla storia come la seconda guerra di mafia. Bosio sarebbe stato assassinato proprio perché non era disposto a curare i mafiosi latitanti. Ad ucciderlo – secondo l’accusa – fu il killer di Resuttana Nino Madonia. Secondo una perizia del Ris dei Carabinieri, infatti, la stessa arma che stroncò la vita del medico fu poi utilizzata da Madonia nel giugno del 1982, quando vennero assassinati i meccanici Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI