Istituto Mangano e Lions: flash mob e convegno contro i femminicidi

Istituto Mangano e Lions: flash mob e convegno contro i femminicidi

Cultura, consapevolezza, ma anche tanto coraggio. 
NESSUNA VENGA DIMENTICATA
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CATANIA. Al plesso Mangano di Catania è tempo di non dimenticare. Non dimenticare Rosa Alfieri, uccisa dal vicino di casa a 23 anni, Ada Rotini, accoltellata dal marito il giorno del divorzio e pure Saman Abbas, strangolata dal padre per essersi opposta alle nozze combinate. Un flash mob ha inaugurato, infatti, “Conoscere per capire, educare per prevenire”, un incontro-dibattito organizzato dal Lions Club International alla vigilia di una data importante. La giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Dopo i saluti di Walter Mavica, presidente del Lions Club di Acicastello, a fare gli onori di casa è stata la dirigente dell’istituto Marconi-Mangano. “Un tema importante e delicato – ha precisato, infatti, Maria Catena Trovato – fondamentale per sensibilizzare alla problematica noi e tutti coloro che ci stanno accanto”.  

“Ogni 72 ore una donna viene uccisa – ha esordito Isabella Frescura, docente dell’Università di Catania e moderatrice dell’incontro – e molto spesso in un luogo in cui dovrebbe trovare conforto e protezione: la sua casa. Solo la cultura è il vero strumento per  combattere ed annientare la violenza”. Cultura, consapevolezza, ma anche tanto coraggio. 

“Quest’incontro – ha dichiarato Alessia Falcone, legale e componente del consiglio dell’ordine degli avvocati – serve a voi studenti quanto a noi professionisti per continuare a capire le esigenze delle diverse fasce d’età. All’interno della violenza di genere esistono le condotte attive di chi commette soprusi e quelle passive di chi non si sente un soggetto abusato fin quando, in queste dinamiche violenti, non vengano coinvolte anche persone a loro care. Ad esempio un figlio o una figlia. In Italia c’è un numero verde, il 1522, promosso dalla presidenza dei Ministri, in particolare dal Dipartimento per le Pari Opportunità, gratutito e a disposizione 24 ore su 24 di tutte le donne che si trovano ad affrontare questa triste realtà. L’invito è, dunque,  quello di non farsi sopraffare dalla paura provando a fidarsi di noi perchè chi denuncia non è solo. Più tempo subisce, più tempo necessita per ritrovare la via della serenità”. 

Ad accogliere gli interventi dei relatori è stata un’aula magna gremita di studenti attenti e commossi di fronte ad una problematica che, direttamente o indirettamente, riguarda tutti.  

“Esistono dei piccoli trucchetti – ha spiegato Giacomo Scuderi, psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale – per comprendere se una relazione sia malata o meno.  Chiedersi intanto: io sono felice con la persona con la quale ho scelto di condividere il mio tempo? I miei bisogni vengono rispettati? Tale relazione fa emergere la parte migliore di me? La dura realtà è che riconoscere a noi stessi tutto ciò non è facile. In genere nella violenza ci troviamo dinnanzi ad una sorta di simmetria: abbiamo una vittima e un carnefice, ma possiamo avere pure un salvatore, colui il quale riesce ad aiutare chi è in pericolo e in difficoltà. Ecco perchè farsi gli affari degli altri, in casi del genere, può salvare la vita”. 

Tanta commozione e riflessione da parte degli studenti quando la parola è passata ad Antonella Sturiale, scrittrice di testi teatrali e testimone diretta di violenza di genere. “Il mio vuole essere un messaggio di speranza e non di commiserazione – ha esordito Antonella – un invito a non sottovalutare i segnali poichè un uomo violento si mostra subito per quello che è. Chi ha capito ancor prima di me di che persona avevo davanti è stato mio padre, io no perchè i miei occhi erano offuscati dall’amore, un amore decisamente malato. Sette anni di inferno, di scenate se mi permettevo ad indossare orecchini vistosi, di pedinamenti e violenza se rientravo cinque minuti dopo dal lavoro. In poco tempo mi sono trasformata in una frequentatrice assidua dell’ospedale Cannizzaro di Catania in cui, nonostante l’invito costante da parte dei medici di denunciare,  io continuavo a stare in silenzio. Ero sola con il mio tormento. Mi sentivo bloccata. Paralizzata con le mie paure. La forza di reagire l’ho trovata grazie a mio figlio di tre anni, non meritava una mamma poco serena. Questa consapevolezza mi ha indotto a denunciare e a riprendere in mano la mia vita, con molta più consapevolezza di prima, grazie al sostegno di uno psicologo”. 

A concludere l’incontro sono stati i numerosi quesiti posti dagli studenti del plesso Mangano ai relatori e la drammatizzazione di alcuni versi tratti da “Spiritus Mundi”,  una raccolta di poesie sul tema scritte da Antonella Sturiale ed interpretate dall’attrice Berta Ceglie.


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