Preoccupazione, certo. Criticità, molte. La richiesta a Roma della proclamazione dello stato di emergenza. Ma nel complesso, a sentire la Protezione civile regionale, l’eccezionale ondata di maltempo abbattutasi sulla Sicilia ha fatto sì danni, ma senza ripercussioni catastrofiche sulla popolazione. “Avevamo dato l’allarme il 7 pomeriggio e non ci sono state conseguenze per le persone”, spiega Salvatore Cocina, a capo della macchina siciliana dei soccorsi. Tuttavia, il peggio non è ancora passato perché “abbiamo di fronte altre 12 ore di potenziali rischi. Solo dopo si potranno contare i danni effettivi, dovranno farlo i Comuni e speriamo lo facciano celermente. Tocca verificare ciò che costituisce ancora un pericolo e intanto iniziare a ripristinare condizioni ordinarie di viabilità, liberando le strade da fango e neve”.
Ingegnere Cocina, partiamo dalla fotografia attuale della situazione. Qual è il quadro alla sera di venerdì?
“Abbiamo avuto un evento piuttosto severo, il ciclone mediterraneo Helios, i cui effetti si stanno allentando in queste ore e che nella notte dovrebbero cessare. Tuttavia manteniamo un allarme vigile e ci prepariamo a chiudere tratti di strada dove si dovessero ravvisare pericoli”.
Qual è la mappa delle situazioni di maggiore allarme?
“La parte sud orientale è stata quella più interessata sul fronte del dissesto idrogeologico, il settore jonico e messinese è stato, invece, quello colpito da forti mareggiate, e la provincia Catanese a Sud quella coinvolta soprattutto dalle esondazioni dei fiumi. Non mi stancherò di ripetere che su tutti i fronti servono opere preventive. Che, certo, richiedono massicci investimenti”.
Anche per questo vi preparate a inoltrare al governo regionale la piattaforma della richiesta a Roma dello stato di emergenza?
“In queste ore la Protezione civile preparerà un documento affinché la giunta regionale possa dichiarare lo stato di emergenza regionale e di conseguenza chiedere a Palazzo Chigi, a Roma, di dichiarare lo stato di emergenza nazionale”.
La vostra macchina organizzativa ha funzionato?
“Siamo riusciti a coinvolgere quanti più operatori possibili: dai sindaci agli assessori ai comandanti dei vigili urbani. E poi il volontariato che è il braccio operativo della Protezione civile. In mille si sono mobilitati con 500 mezzi. Facendo squadra si vince”.
Il grosso della burrasca è passato?
“Ci sarà qualche strascico sulla punta meridionale della Sicilia e a Linosa, il ciclone si sta spostando verso la Libia e la Tunisia”.
Le conseguenze sono state comunque preoccupanti. L’allerta è stata massima
“Questo ciclone proveniente da est ha provocato forte precipitazioni, acqua abbondante e neve, in particolare nella parte sud dell’isola. A Noto e a Siracusa sono caduti quasi 350 mm di acqua, ovvero più della metà delle precipitazioni annue”.
Strade allagate, certo ma anche potenziali frane rovinose?
“Le precipitazioni sono state accompagnate da un forte vento un pò ovunque, crolli di sostegni dei cavi, blackout elettrici diffusi, il più grosso è stato quello nel versante est del Catanese: da Nicolosi ad Acireale e a Giarre, fino a Linguaglossa. Si sono registrati danni ai tralicci di alta tensione (gestiti da Terna)”.
State intervenendo?
“Il gestore ci ha assicurato che la corrente elettrica è in via di ripristino”.
E i danni da cedimento del terreno?
“Nel Ragusano e Siracusano si sono registrate frane, smottamenti e interruzioni della viabilità. Fenomeni di allagamenti dovuti alle forti piogge nel Siracusano, con l’esondazione del fiume Anapo e di altri corsi d’acqua che hanno prodotto allagamenti a Siracusa. Ci sono state esondazioni al Gornalunga con allagamenti delle campagne e del Villaggio Primo Sole, alla foce del Simeto”.
Siete dovuti intervenire in soccorso della popolazione?
“Sono circa 200 le persone soccorse ed evacuate nel Siracusano e nel Catanese, circa 170 i Centri operativi colonali (Coc) e tre i Centri di coordinamento soccorsi (Ccs) presso le prefetture di Catania, Siracusa e Ragusa mobilitati. Abbiamo ancora situazioni difficili soprattutto nel Catanese dove la città metropolitana non riesce a garantire la viabilità”.
Quando potremo dirci fuori pericolo?
“Domani si inizia con la pulizia delle strade, la rimozione del fango e con la conta dei completa dei danni. Durante l’emergenza c’era da assicurare la protezione dalle situazioni di imminente pericolo. I nostri sforzi devono essere maggiormente concentrati a favore dei soggetti fragili, che non possono autoproteggersi. Ora faremo una stima completa delle conseguenze”.
Con le precipitazioni si è registrata una copiosa nevicata. E su questo fronte si è registrata una carenza di mezzi. Come vi state attrezzando?
“Attraverso il Dipartimento nazionale abbiamo avuto due mezzi spazzaneve dall’Anas Calabria”.
E quelli della protezione civile regionale?
“Ne abbiamo tre acquistati l’anno scorso che abbiamo utilizzato su Madonie, Etna e Nebrodi. Si tratta di mezzi a turbina, molto grandi che si sono rivelati utilissimi. Senza la situazione sarebbe stata veramente disastrosa”.
Si può fare di più? Dopotutto la neve non è un evento così straordinario
“Va migliorato lo spazzamento per la neve: va potenziata la dotazione di uomini e mezzi nei comuni. Le risorse economiche sono sempre insufficienti. In queste 48 ore la maggiore criticità è stata quella di raggiungere e assistere le persone isolate sull’Etna. Ci siamo riusciti grazie alla Forestale, alla Finanza, ai carabinieri e alla polstrada. Ognuno con la sua specializzazione”.