CATANIA. A novembre il suo legale, l’avvocato Gabriele Celesti, aveva annunciato a Live Sicilia l’intenzione di chiedere una perizia psichiatrica, rispondendo laconicamente alla domanda su come stesse la sua cliente: “Male”. Ora si avvicina il momento della verità per Martina Patti, la madre ventiquattrenne che il 13 giugno scorso accoltellò a morte la sua bambina di 5 anni, la piccola Elena Del Pozzo, a Mascalucia, prima di seppellire il corpo vicino a casa e raccontare ai carabinieri di aver subito un’aggressione da parte di più persone con il volto travisato e armate, che avevano rapito la piccola.
La richiesta della Procura
Per la giovane, infatti, adesso la Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio con le accuse di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dall’aver agito per motivi abietti e futili e contro discendente, di occultamento di cadavere e simulazione di reato. La richiesta di rinvio a giudizio reca la firma del procuratore aggiunto Fabio Scavone e del sostituto Assunta Musella. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 17 aprile dinanzi al Gup Stefano Montoneri.
Quale movente?
L’eventuale richiesta di una perizia psichiatrica, in qualche modo confermata informalmente adesso da fonti vicine alla difesa – che a novembre avevano sottolineato come in questi mesi Martina avesse acquisito consapevolezza di ciò che ha fatto – potrebbe, eventualmente, rispondere all’importante, struggente, interrogativo rimasto: perché l’ha fatto? Cosa può aver spinto una madre a uccidere sua figlia? Martina Patti ha confessato l’omicidio, si ricorda, ma non ha mai fornito particolari spiegazioni circa il movente del delitto.
L’udienza del 17 aprile
Le circostanze aggravanti contestate dalla Procura, fanno notare le stesse fonti, fanno sì che il procedimento rientri nella legge 33/2019 relativa alla “Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo”. E questo non fa che accrescere l’attesa per l’udienza del 17 aprile. La magistratura requirente, va ricordato, si basa sulle indagini svolte dai carabinieri del nucleo investigativo e reparto operativo del comando provinciale di Catania e sull’intero materiale dell’inchiesta, compreso l’interrogatorio di Martina Patti e gli accertamenti del Ris di Messina.